Per il Napoli è stata una settimana in chiaroscuro, tra la sesta vittoria consecutiva in campionato e l’inopinata sconfitta contro lo Spartak Mosca nella seconda giornata di Europa League. La coperta troppo corta in difesa, dove non esiste un sostituto di Mario Rui e le prime scelte di rincalzo – Alex Meret, Kévin Malcuit e Kostas Manolas – sembrano assai distanti dal valore dei titolari e la necessità di risparmiare qualche giocatore in vista della trasferta di Firenze in programma domenica alle 18, partita che potrebbe lanciare in fuga gli azzurri, hanno determinato il primo passo falso di stagione in uno stadio Diego Armando Maradona svuotato di cori e passione dai prezzi eccessivi e dall’assurdo regolamento d’uso che penalizza ogni forma di tifo organizzato.

Un incidente di percorso, anche se dispiace aver visto una squadra sbadata proprio nella settimana in cui si celebrano le mitiche quattro giornate, quelle in cui la città seppe liberarsi dall’occupazione nazista grazie alla lotta senza quartiere di una popolazione allo stremo ma eroica. Una settimana nella quale Napoli si prepara anche a scegliere il nuovo sindaco. La lunga attesa è finita e, sebbene la campagna elettorale sia stata per lo più piatta e priva di pathos, rimane il fatto che il prossimo sarà “il sindaco del Recovery Plan”, ennesima storica opportunità di riscatto e sviluppo che, per una volta, bisognerebbe non sprecare.

Certo, sarebbe meglio se a guidare i napoletani nella scelta fosse lo spirito di Sergio Bruni, quel giovane partigiano Guglielmo Chianese poi diventato a furor di popolo ‘a voce ’e Napule e di cui ricorrono i cento anni dalla nascita. Se dipendesse da lui, saremmo certi che si riuscirebbe finalmente a dare un volto e un senso all’ansia di cambiamento e di normalità che attraversa la città dopo i disastri amministrativi e politici prodotti dalla giunta arancione negli ultimi dieci anni. Purtroppo, invece, assistiamo con sgomento alla deriva neomelodica di una campagna elettorale in cui i candidati si sono lasciati travolgere da pizze, caffè, presepi e mandolini, fino all’inarrivabile e inconcepibile canzone elettorale di Alessandra Clemente, una hit adatta più a un reality show che alla nostra Costituzione repubblicana.

Nonostante tutto, però, quella del sindaco di Napoli rimane una delle figure istituzionali più importanti del Paese e il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha voluto ricordarlo a tutti, attribuendogli nuovamente quel ruolo di commissario per la bonifica dell’area dell’ex Italsider di Bagnoli alla quale il “sindaco a distanza” Luigi de Magistris aveva rinunciato senza colpo ferire. La rimozione della colmata e il destino della spiaggia pubblica, così come quello del parco e di Città della Scienza, torneranno dunque giustamente nelle mani del primo cittadino eletto dai napoletani dopo un commissariamento che ha trasformato una questione storica e urbanistica di prima grandezza, che fin dai tempi di Lamont Young e del suo progetto sul “rione Venezia” ha segnato la vita politica della capitale del Mezzogiorno, in un freddo palinsesto burocratico fatto di progetti troppo spesso virtuali e bandi di gara troppo spesso deserti. Una ragione in più per votare con giudizio.