“Ascoltare il battito del feto diventi obbligatorio per chi vuole abortire”. Recita così la proposta del presidente del VI municipio di Roma, l’unico di centrodestra, guidato da Nicola Franco di Fratelli d’Italia.

Perché lo strazio di una donna che sceglie di abortire non è abbastanza, aggiungiamone un altro e facciamole sentire il cuore del bambino che ha scelto di non avere perché non può garantirgli le cure necessarie o perché semplicemente lei un figlio non lo vuole, o perché è successo dopo uno stupro, o perché e potrei continuare per pagine e pagine. Ma qualcuno propone di introdurre nella legge 194, che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, questo comma: “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.

Il limite della legalità

Obbligare una donna a sentire il battito del feto è una violenza di una portata inimmaginabile. Inimmaginabile.
Andare a solleticare il senso di colpa di una donna è da vigliacchi, è da meschini ed è pure illegale: l’Articolo 610 (Violenza privata) del codice penale dice che: “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”. Quindi, costringere un medico a far ascoltare il battito alla donna che interrompe la gravidanza è illegale, ed è illegale pure minacciare la donna: se non lo ascolti, non puoi abortire. Di conseguenza, o si cambia pure il codice penale oppure questa proposta vìola la legge. Illegale. Lo dicono le carte. Oltre a essere contro la legge è una follia. Ma una donna può essere sottoposta a una tale violenza solo per assecondare lo spirito conservatore maschilista di qualcuno che vede le donne come incubatrici e quindi qualora dovessero scegliere di non adempiere al loro compito, devono essere punite? Lo chiedo a voi e me lo chiedo io perché temo sia in atto un pericolosissimo ritorno al passato, o meglio, al pensiero più basso dei secoli scorsi. E questo pensiero, non lo dico io ma i fatti, viene da destra.

Il partito del generale Vannacci

C’è un vento di destra che soffia “follie”. Perché lo stesso partito che oggi propone di obbligare le donne a sentire il battito del feto è lo stesso che ieri proponeva di rendere gratis gli asili comunali di Milano e motivava questa richiesta, all’apparenza anche nobile, così: “Considerato che oggi la donna contribuisce al sostentamento della famiglia, questo perché il costo della vita si è alzato notevolmente rispetto allo stipendio del lavoratore medio (impiegato, operaio), questo obbliga la moglie a contribuire lavorando a sua volta. Precisato che uno dei compiti della donna è quello di mettere al mondo dei figli, questo diventa molto difficoltoso, perciò buona parte rinuncia ad aumentare la prole, a volte rinuncia completamente ad avere dei figli”. Cioè secondo alcuni signori di Fratelli d’Italia questo è il compito della donna: fare figli. E, sempre secondo loro, la donna lavora non per ambizione, realizzazione personale, indipendenza economica (per carità) ma solo perché obbligata da una società che le impedisce di sfornare figli. La soluzione quindi starebbe in una politica del terrore: se non vuoi avere figli, sei una donna incompleta, vieni meno allo scopo per il quale sei su questa terra, e non ti venisse in mente di interrompere volontariamente una gravidanza. È molto pericolosa questa deriva. Molto. È un vento di destra che soffia e che ci deve fare paura. Io non ho capito bene se questo è il partito di Giorgia Meloni (“Sono una donna, sono una madre, sono cristiana…” Sono il Presidente del Consiglio) o del generale Roberto Vannacci. Mentre ci rifletto, torno a svolgere “il mio compito di donna…”

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.