Appunti per il futuro
La fragilità della nuova generazione si deve affrontare con la scuola
La pandemia ha avuto conseguenze drastiche sulla salute mentale dei più giovani, compromessa anche dall’emergenza educativa. E se una società chiude le scuole come prima cosa e le riapre come ultima, deve curarsi da un virus più grande del Covid
C’è un Long Covid strisciante, insidioso, viscido che si è rifugiato nei cuori di parte della nuova generazione: è la depressione. La salute mentale è una delle frontiere dei prossimi anni. Lo dicono i medici e dunque vale la pena credere loro.
Ma lo dicono anche finanzieri ed economisti, soggetti forse meno apprezzati dei dottori ma capaci di immaginare il futuro, anche solo per capire dove fare soldi. Sarà un caso che molti fondi internazionali stiano investendo nella salute e soprattutto nella salute mentale? No, non è un caso.
“La nuova generazione è spaventosa. Mi piacerebbe tanto farne parte”, diceva Oscar Wilde. La nuova generazione è fatta di ragazze e ragazzi pieni di talento, fantasia, capacità innovativa. Spaventosa e meravigliosa allo stesso tempo. Ma c’è una fragilità diffusa che colpisce e inquieta. La politica ha un’unica arma per affrontare questa sfida. Si chiama educazione, si chiama scuola.
La scuola funziona se diventa una palestra di comunità e di libertà per questi ragazzi. Se viene meno la scuola, crolla tutto.
Per questo quando il Covid ha sconquassato la quotidianità delle nostre esistenze feci la proposta di riaprire subito le scuole. Insieme alle fabbriche, immediatamente. Spiegai allora che le scuole erano importanti come i servizi pubblici essenziali. E dissi che ci stavamo giocando una generazione. Non ho mai ricevuto tanti insulti come allora. E dire che sul ricevere insulti ormai sono diventato un esperto. Ma le accuse di voler “sterminare i nostri figli” ancora me le ricordo.
Se oggi ricordo quei fatti, proprio nei giorni in cui diventa palese l’emergenza della salute mentale che nasce anche dall’emergenza educativa, non è per la solita frase sul “tempo galantuomo” o per mettere i puntini sulle i. Richiamo quel dibattito per ricordare innanzitutto a me stesso che una società che chiude le scuole come prima cosa e le riapre come ultima ha un virus più grave della pandemia. È il virus dell’autodistruzione. Che almeno serva da monito: la scuola non può essere marginalizzata. La scuola non si tocca. La scuola non si chiude. Che almeno ci sia utile per il futuro.
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