Siamo a pochi giorni dalle elezioni, e i partiti giocano ancora a sollecitare le pulsioni dei rispettivi elettorati. Prima di tutto lo fa la destra dando una spolverata alle visioni nazionalistiche e sovranistiche (il caso Borghi è solo l’ultimo episodio e in fondo non è che ci sia una grande distinzione tra Meloni e Salvini visto che entrambi combattono per intercettare alcune aree marginali di elettorato sensibili a questi richiami) e in simili casi l’incidente di percorso – come quello avvenuto lo scorso 2 giugno – è un rischio in cui si incorre. Così, tutto il sistema è costretto a fare un passo indietro, inclusa la premier, che si mostra più accorta.

La garanzia del Colle

Ma qualche scivolone, in passato, è capitato anche a sinistra, specialmente sui temi di politica estera dove il Presidente della Repubblica ha dovuto mettere i puntini sulle “i”. Ed è proprio in queste circostanze che si comprende come il ruolo esercitato dal Capo dello Stato sia cruciale. Mattarella è riuscito a costruire con grande sapienza il suo ruolo di garante, riuscendo nell’impresa di risultare molto amato, anche più dei suoi predecessori. Una figura proveniente dal centro-sinistra che sta gestendo per la prima volta un governo di destra-centro, con un lavoro ampio e saggio che tiene unito il Paese in una fase non semplice e divisiva come quella che stiamo vivendo, e dove la politica – altro tema dei giornali in questi giorni – è sempre più lontana dai cittadini.

Proprio quello dell’astensionismo infatti, sarà un po’ il tormentone dei prossimi giorni in vista delle elezioni di sabato e domenica, naturalmente non si tiene presente che ormai da decenni la linea del non voto cresce in una tendenza che non può essere invertita. Trovo banale tornare sul tema ma la politica piuttosto che prendersela con quelli che non votano, dovrebbe dire qualcosa di mobilitante. Bisognerebbe dare il senso dell’importanza effettiva. E riflettere su alcune mancanze. È clamoroso, ad esempio, che in Italia non ci sia stato nemmeno un confronto televisivo tra i diversi leader. Quella che si sta concludendo è stata una campagna auto-riferita ai rispettivi elettorati: Meloni, Schlein e tutti gli altri vogliono parlare soltanto ai loro tifosi. Difficile migliorare.

Tratto dal podcast RifoNews di mercoledì 4 giugno