Non è un terremoto, ma una scossa c’è. Da misurarsi, stando alle opposizioni, non sulla scala Mercalli ma sulla scala Meloni. Le frasi antisemite, le espressioni triviali, i video con il braccio teso di alcuni esponenti dell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale, fanno discutere. Emersi grazie a una inchiesta di Fanpage, gli episodi e i loro autori vengono stigmatizzati da tutti – da destra a sinistra – e rimossi o invitati a dimettersi. L’Unione delle Comunità ebraiche parla di «Immagini inaccettabili». E la bufera si abbatte sull’organizzazione dei giovani meloniani.

Dopo le dimissioni di Flaminia Pace dal Consiglio nazionale giovani, chieste e ottenute già il 21 giugno scorso, a lasciare ieri è stata anche un’altra esponente di Gioventù nazionale, Elisa Segnini che lascia l’incarico di capo della segreteria della deputata FdI Ylenja Lucaselli. Dal governo, dalla maggioranza e dal partito di Meloni sono in molti a condannare senza appello gli episodi portati alla luce. «Frasi inaccettabili», le bolla il presidente del Senato Ignazio La Russa. Il capogruppo alla Camera del partito, Tommaso Foti, è lapidario: «State tranquilli, in FdI chi sbaglia paga». “Netta e severa condanna per le affermazioni antisemite e razziste di alcuni esponenti di Gioventu’ nazionale che in nessun modo rappresentano lo spirito e i valori dei giovani e di tutti i militanti del partito”, scrive su X Marcello Gemmato, sottosegretario Fdi alla Salute.

«E’ inaccettabile vantarsi di essere fascisti, nazisti, razzisti e antisemiti in un crescendo di parole violente e di slogan vergognosi, lontani anni luce da Fratelli d’Italia e dai valori che la contraddistinguono come la democrazia, la libertà e il rispetto della dignità umana» dice senza giri di parole il deputato trentino di Fdi, Andrea De Bertoldi. Sono molti i parlamentari meloniani a dettare la loro inequivocabile condanna. Le opposizioni però non si tengono. E’ molto duro il Pd, che – chiamato in causa da frasi aggressive rivolte alla segretaria Elly Schlein – si è espresso per bocca della responsabile Giustizia, Debora Serracchiani: «Qui sono all’opera fascisti veri, razzisti e antisemiti pure mal dissimulati: la presidente Meloni condanni gli attacchi alla segretaria Schlein. Dentro FdI è stato scoperchiato un verminaio ideologico che tocca direttamente dirigenti e parlamentari, persone che non si trattengono nemmeno di fronte alla loro senatrice Mieli, cui va la nostra solidarietà. Ma adesso basta, se Giorgia Meloni continuerà a tacere vorrà dire che copre politicamente personaggi che praticano l’apologia di fascismo, su cui anche la legge dovrà fare chiarezza».

Alleanza Verdi e Sinistra si spinge oltre: chiedono lo scioglimento – invocando la legge Mancino – dell’organizzazione giovanile del primo partito di governo. «Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, va sciolta. Il ministro dell’Interno deve considerarla per quello che è: un’organizzazione neofascista. Le nuove rivelazioni dell’inchiesta di Fanpage “Gioventù meloniana” confermano e aggravano lo scenario già emerso nella prima parte. Parlano a ruota libera, non sanno di essere ripresi, si mostrano per quello che sono. Insultano ebrei, avversari politici, diversamente abili. Tipico di quella destra italiana che continua a riconoscersi nel fascismo e nel ventennio», dicono in coro Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Si dice preoccupata anche Italia Viva: «Il crescente clima di antisemitismo che sta emergendo in tutta Europa nell’ambito di formazioni estremiste desta forte preoccupazione. Alla senatrice Ester Mieli la solidarietà di Matteo Renzi e di tutta Italia Viva per gli insulti antisemiti che le sono stati rivolti dai giovani di Fratelli d’Italia».

Il professor Giovanni Orsina, storico e politologo, non ingigantirebbe il caso: «E’ strutturale che un partito come Fratelli d’Italia, che nel 2019 aveva il 4% e nel 2022 il 26%, subisca una crisi di crescita». L’analisi è lineare: «Il partito di Giorgia Meloni è cresciuto a dismisura in poco tempo, raccogliendo un grande successo di adesioni e trovandosi con più posizioni da ricoprire dei dirigenti preparati per occuparle». Ne consegue che molti dei giovani dirigenti più strutturati sono passati ad incarichi di sottogoverno o di organizzazione parlamentare creando dietro di loro un vuoto non automaticamente compensabile. Episodi gravi, gravissimi ma forse non estesi ad ampia scala. Un’occasione di riflessione importante, sicuramente, nel percorso che sta facendo Fdi verso una moderna destra di governo europea.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.