Le chat con l’ex zar delle nomine
La Gip di Reggio accusa: magistrati imparentati con le cosche

Al Palazzo di giustizia di Reggio Calabria ci sono magistrati che hanno parenti (ed affini) ‘ndranghetisti. La pesantissima accusa viene dal presidente della sezione penale del Tribunale della città calabrese, Tommasina Cotroneo. La circostanza è emersa, come sempre, dalla lettura delle chat dell’ex zar delle nomine al Csm Luca Palamara, una fonte inesauribile di informazioni per comprendere “dall’interno” le dinamiche della magistratura in tema di incarichi e promozioni.
A tal riguardo, secondo alcune indiscrezioni, le chat più significative, insieme ad altro materiale inedito, dovrebbero confluire in un libro, suddiviso in capitoletti per singolo distretto giudiziario, che Palamara ha iniziato a scrivere in questi giorni dopo aver trovato l’editore. «Ci sono tanti magistrati Luca che qui hanno parenti ed affini mafiosi e solo me hanno tirato fuori», scrive la dottoressa Cotroneo il 3 gennaio del 2018 a Palamara. «Che io sappia almeno tre», aggiunge la magistrata, all’epoca esponente di punta di Unicost, la corrente di centro all’interno dell’Anm di cui Palamara era il capo indiscusso.
La “confidenza” è in risposta ad una nota informativa nei suoi confronti trasmessa al Csm da Bernardo Petralia, in quel momento procuratore generale a Reggio Calabria prima di essere nominato da Alfonso Bonafede Capo del Dap. «Petralia – precisa Cotroneo – mi ha convocata per avvertirmi che ha comunicato al Csm perché doveva la vicenda sull’altro mio cugino, il secondo di cui ti avevo parlato. Dicendomi che incontestabile la mia condotta era la seconda vicenda di parentela che doveva comunicare».
Cotroneo spiega a Palamara su cosa verte la nota: «Comunque sostanzialmente si tratta di due cugini come ti avevo detto da subito. In questo caso la comunicazione riguarda l’altro dei due. La problematicità però riguardava il cugino di cui già il Csm ha discusso». Per poi aggiungere: «Le vicende dei miei parenti sono state sempre conosciute dalla Procura. Da Pignatone (Giuseppe, già procuratore di Reggio Calabria e di Roma, adesso presidente del Tribunale pontificio, ndr) in avanti ed anche prima». «Non si tratta di prossimi congiunti peraltro ma cugini con cui non ho rapporti da 20 anni», conclude Cotroneo.
Chi siano questi cugini non è dato sapere. Al Csm la pratica è secretata. Alcuni dicono che siano della piana di Gioia Tauro, altri che siano del clan dei Tegano, fra i mandanti, secondo le accuse, dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti. «Avranno pane per i loro denti», risponde subito Palamara. «Se non ci fossi tu mi farebbero a pezzi. Tanto gli sto sul cazzo?», replica Cotroneo. «Ci temono, e molto», ribatte Palamara. Cotroneo è legatissima all’ex presidente dell’Anm, recentemente radiato dalla magistratura: «Tu non capisci cosa rappresenti. Io per te mi farei uccidere». La magistrata, comunque, è prodiga di consigli per Palamara: «Non ti fare intimorire da questi di Area (la corrente di sinistra delle toghe, ndr). Sono maestri in questo. Che vadano a fare in culo se è il caso».
Ma torniamo alla nota informativa inviata al Csm. «C’è sempre di mezzo Gerardis (Luciano, presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, ndr) in ogni cosa che mi riguardi e Petralia (Bernardo, ndr) e Gerardis sono amici intimi. Proprio Gerardis mi ha chiamata stamattina per dirmi che mi voleva parlare Petralia», puntualizza ancora Cotroneo, sottolineando: «Vedi che Petralia è un vigliacco e se sente fiuto di Csm … mente, Gerardis è vigliacco e ipocrita». Da informazioni assunte non pare siano stati effettuati in questi mesi accertamenti sulla veridicità o meno delle affermazioni della dottoressa Cotroneo.
A carico di quest’ultima, invece, è stato aperto un procedimento disciplinare per altre sue affermazioni contenute nella chat in occasione del voto del Csm per il posto di presidente di sezione per il quale aveva fatto domanda. Questa l’incolpazione della Procura generale della Cassazione: «Aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei magistrati che avevano presentato domanda per presidente di sezione del Tribunale di Reggio Calabria, al quale lei stessa concorreva, prospettando a Palamara la strategia da seguire al fine di prevalere su Katia Tassone e Daniele Cappuccio, consistente nella reiterata denigrazione di questi ultimi».
Cosa aveva detto la dottoressa Cotroneo a Palamara ? «E poi devo dirti a questo punto delle cose sulla Tassone visto che si deve giocare con le loro carte. È una persona pericolosa e senza nessuna sensibilità istituzionale con un padre pieno di reati fiscali ed una impossibilità di vendere un suo bene in esecuzione immobiliare a Vibo per le pressioni che evidentemente esercita». E ancora: «Lei peraltro a seguito di una causa civile che la vedeva parte soccombente rispetto ad un vicino di casa ha mandato al giudice civile che aveva la causa una foto wapp con le immagini del suo appartamento e sotto scritto ‘senza parole’ stigmatizzando così la decisione di quel giudice. Quest’ultimo ha raccontato tutto a Gerardis che non gli ha detto di relazionare altrimenti a quest’ora la signorina Tassone sarebbe stata sotto procedimento disciplinare. Fagliele sapere queste cose al suo mentore (verosimilmente un consigliere del Csm, ndr)».
«Non l’hanno mai voluta la Tassone – continua Cotroneo – perché conosciuta da tutti come pericolosa per i suoi tratti caratteriali. Sarebbe un presidente di sezione pericolosissimo. Quanto alla giurisdizione sconosce il ragionamento probatorio». E per l’altro concorrente: «Cappuccio sta presiedendo ora un maxi in Corte e si è talmente incartato che farà scadere i termini». Affermazioni che hanno già superato il vaglio della fase predisciplinare della Procura generale della Cassazione. Responsabile di questa fase istruttoria è l’Avvocato generale Pietro Gaeta, fratello di Rosalia Gaeta, giudice al Tribunale di Reggio Calabria e moglie del presidente Gerardis, quello ritenuto dalla dottoressa Cotroneo “vigliacco e ipocrita”.
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