La sindrome del No
La giravolta di Calenda sul rigassificatore a Vado “per due consiglieri”, lite con Toti: “Bambacione”, “Ti manca solo armocromista”
Anni fa l’abbaglio per dare vita a chissà quale operazione per una ricostituzione del mondo di centro, adesso uno scontro con toni tutt’altro che concilianti. Ieri Giovanni Toti e Carlo Calenda si sono resi protagonisti di un botta e risposta a distanza, infiammando gli animi tra i due e infuocando il dibattito sulla situazione politica in Liguria. L’oggetto della discordia è il rigassificatore a Vado, una questione che divide l’opinione pubblica locale e che ha visto i due battibeccarsi in maniera veemente.
Tutto è partito dalla linea espressa da Sergio Rossetti, ex Partito democratico e ora consigliere regionale di Azione, si è opposto al trasferimento dell’impianto galleggiante. Il sospetto è che dietro l’ipotesi del ricollocamento della nave rigassificatrice Golar Tundra non ci siano ragioni tecniche ma solo questioni di convenienza politica. Un «no» che ha scaturito le polemiche del caso. Calenda è convinto che «Meloni vuole favorire il suo sindaco (di Piombino) e Toti vuole il terzo mandato». L’ex ministro dello Sviluppo economico ha affidato a Twitter il proprio pensiero: prima ha scritto di essere d’accordo nel «fare un rigassificatore a Vado se serve», ma subito dopo ha specificato di essere contrario «a spostarlo da Piombino a Vado per ragioni politiche».
È seguito l’affondo di Giovanni Toti, che innanzitutto ha voluto rivangare il passato di Calenda tra ripensamenti e giravolte. Da qui l’offensiva del governatore della Regione Liguria: «È venuto qui e ha detto che sarebbe andato a Vado a convincere gli abitanti della bontà di avere il rigassificatore e poi per aiutare un paio di consiglieri ha cambiato idea. Se per due consiglieri si cambia idea sulle politiche energetiche del Paese temo che l’obiettivo di cambiare il Paese l’abbia fallito in partenza». E gli ha imputato l’imbarazzo per «un voto tra il populista e il velleitario dei suoi consiglieri».
La lite social non si è placata. Anzi, successivamente si è spostata sul piano personale. «Piantala di fare il bambacione, devi spiegare ai liguri che senso ha portare il rigassificatore di Piombino a Vado, a parte fare un favore a Meloni per farti dare il terzo mandato», ha tuonato Calenda ribadendo di essere favorevole agli impianti galleggianti. Un’uscita assai sferzante che ha immediatamente innescato la dura replica di Toti, che a sua volta ha accusato il leader di Azione di nascondersi «dietro le fanfaronate». Il presidente della Regione Liguria ha sottolineato che «a Piombino il rigassificatore sta in banchina a Vado starebbe off shore, assai meno impattante». Lo ha accusato di essersi fatto contagiare dalla sindrome del No portata in dote dai suoi nuovi consiglieri. Il tutto prima della bordata conclusiva: «Ora ti manca solo di dire che il modello Genova non esiste, non ti è mai piaciuto e… scegliere un’armocromista».
© Riproduzione riservata