È come l’aurora boreale, nel senso di un fenomeno fisico. Ci riferiamo non solo all’uomo Donald Trump, ma ad un comportamento di massa straordinario e mondiale. E il fenomeno è questo: la sinistra, tutte le sinistre del mondo (tranne quella laburista inglese che era già all’estrema destra trumpiana), dopo la prima bruta fase di diniego totale e di autoflagellazione, adesso appare calmissima e ragionevole perché ha accettato il fatto che Trump è la realtà. Riconoscere la realtà in quanto tale, qualcosa contro cui non puoi fare a pugni, è un atto di grande crescita. La sinistra dem mondiale avrebbe volentieri urlato e sarebbe scesa in piazza dopo la vittoria repubblicana, ma Trump ha permesso che accadesse in modo inaspettatamente ragionevole.

La degenerazione della sinistra

Non ha vinto: ha stravinto. La realtà si è presentata cioè alla storia nuda e cruda senza travestimenti né margini di dubbio. E si è imposta al rispetto. La delegittimazione e la derisione sono gli strumenti con cui la sinistra in genere ha più familiarità, e questa sua degenerazione è nata da quando la sinistra ha smesso di produrre sogni e si è rifugiata in un vago sentimento collettivo che permette di dichiararsi con arroganza i più buoni, i più colti, i più decenti, senza esserlo. E piantarla tutte le volte di spacciarsi per vittime: quelle dell’abominevole ideologia woke descritta in ogni angolo e imbroglio dal filosofo britannico Douglas Murray e che sono i sottoinsiemi dell’umanità immaginaria in cui si produce soltanto odio e rivendicazioni per il passato altrui. Morte a Trump e a Cristoforo Colombo.
Come il Riformista ha riportato da tempo e con accuratezza, i tabù e le manipolazioni principali della sinistra non reggono la luce del sole.

Maledetti americani o maledetto Mussolini?

Il più recente e persistente è quello che riguarda il numero dei bambini palestinesi uccisi dalle bombe israeliane durante la guerra di Gaza e spacciati per genocidio. Quei numeri sono falsi e abilmente diffusi dal governo di Hamas, una banda armata che auspica e trasforma in slogan il genocidio degli ebrei, festosamente auspicato nei cortei di tutto il mondo. Inutile ripetere che la morte anche di un solo bambino è troppo. Ma di queste morti è colpevole chi scatena la guerra. Io sono stato bombardato dagli americani il 19 luglio del 1943, non sono morto nelle macerie, ma una dozzina di miei coetanei, bambini come quelli di Gaza, sono morti. Maledetti americani o maledetto Mussolini?

Trump, appena eletto, ha tuonato contro l’antisemitismo. È un sionista? Non sembra, perché lo stesso Trump ha conquistato il voto degli arabo-americani. Come si spiega? Si spiega anche con la franchezza brutale con cui si dichiarano le proprie opinioni. A me non piacerebbe un’Ucraina segata a fette dalla Russia e lo diremo. Non è il momento di giudicare Trump, ma di guardare come la sinistra saprà capire gli effetti delle elezioni americane. Certo, il fatto che abbia vinto Trump ha la sua importanza, più importante ancora è capire che vince chi dà più importanza alla realtà che alle sciocchezze ideologiche. Controprova: perché i latinos si sono sentiti rappresentati, insieme al venti per cento dell’elettorato nero che aveva sempre votato dem? Qualcuno ha detto che adesso la destra sta cercando di costringere la sinistra ad essere di destra. Ecco: un’affermazione simile non è solo infondata, ma dimostra l’attaccamento puerile della sinistra-sinistra al suo ciuccio e ai suoi pannolini.

La grande occasione

Si tratta invece di cogliere la grande occasione per passare dalla propaganda alla politica e senza pagare dazio. Non deve neanche dire niente. Non è richiesto alcun rito di passaggio. Potrebbe provare a sentire per ciò che anche oggi viene dall’America. Si tratta, diciamo così, di attaccarsi al tram della storia senza nemmeno pagare il biglietto dell’autocritica e piantarla di mentire per costituzione genetica. Ciò che insegna la lezione americana del 5 novembre non è che bisogna diventare tutti di destra. Ma quella dell’avere coraggio di rispettare la realtà, come riconosceva anche Carlo Marx. La lezione americana è una lezione di riformismo. Vedremo se e quanto riuscirà a realizzare Trump e per esempio se riuscirà a trasformare la Cina nel suo gemello asiatico. Ciò che mette dalla stessa parte (con rissa inevitabile) Stati Uniti e Cina non è il capitalismo né il comunismo, ma l’avanzamento tecnologico e l’invenzione: ciò che porta come dote Elon Musk, l’ultima versione dell’homo faber. Accadrà e non accadrà, ma è la grande scommessa americana. L’Italia ha la grande opportunità di capire alla svelta e la sinistra ha il mondo nuovo davanti a sé. E dunque basta col terrapiattismo. Trump ha promesso grandi riforme americane. Sono le loro. E da noi? Da noi abbiamo imparato, e questo giornale ne porta orgogliosamente il nome, che soltanto il riformismo è politica. Arrivati al giorno del giudizio nella valle di Giosafat, una voce tonante chiederà: come avete impiegato il talento del riformismo?

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.