Palamaragate
La Guardia di Finanza intercettò illegalmente Palamara: ma a indagare fu… la Guardia di Finanza

Chi ha svolto le indagini sulle modalità di utilizzo da parte del Gico della guardia di finanza del “trojan” inserito nel telefono di Luca Palamara? Lo stesso Gico della guardia di finanza. La circostanza, a dir poco sorprendente, emerge dalla lettura del fascicolo aperto dai pm della Capitale a seguito della denuncia del giudice Cosimo Ferri, attuale parlamentare di Italia viva e già esponente di punta di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe.
Ferri, esploso a maggio del 2019 lo scandalo sulle nomine al Csm, aveva presentato agli inizi del successivo mese di ottobre una denuncia in cui rappresentava come il Gico della guardia di finanza di Roma, delegato dai pm di Perugia che stavano indagando Palamara per corruzione, avesse violato le proprie prerogative di parlamentare della Repubblica. In particolare Ferri aveva evidenziato molte “irregolarità” nelle captazioni effettuate con il trojan inserito nel telefono di Palamara da parte del Gico, il reparto investigativo d’eccellenza della guardia di finanza, all’epoca diretto dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, uno degli ufficiali di fiducia dell’allora procuratore Giuseppe Pignatone. La più evidente di queste irregolarità, rappresentò Ferri, era che il Gico non avesse spento il captatore informatico quando, insieme a Luca Lotti, aveva incontrato Palamara e altri magistrati nell’ormai celebre dopo cena all’hotel Champagne di Roma.
Tale registrazione sarebbe avvenuta in contrasto con il dettato costituzionale che prevede la preventiva autorizzazione da parte della Camera di appartenenza del parlamentare. Gli inquirenti hanno sempre giustificato la registrazione dicendo che l’incontro era “casuale”. Ferri, invece, aveva ribadito il contrario, affermando che questo appuntamento era stato programmato da tempo.
Ferri aveva portato come prova il fatto che il Gico era già a conoscenza di questo incontro avendo ascoltato diverse ore prima una telefonata in cui Palamara confermava l’appuntamento serale all’albergo con i due deputati a un collega, il pm Luigi Spina. La delega al Gico di fare indagini sulla correttezza del proprio operato venne data dalla pm Rosalia Affinito. La dottoressa Affinito è un personaggio chiave nella vicenda Palamara. E qui si torna alla primavera del 2019.
In quel periodo alla Procura di Roma erano convinti da tempo che l’attività di “dossieraggio” contro il procuratore Giuseppe Pignatone fosse opera di Palamara. L’episodio venne raccontato direttamente dall’ex presidente dell’Anm durante un suo interrogatorio davanti ai pm di Perugia il 31 maggio di quell’anno.
Stefano Rocco Fava, l’autore dell’esposto contro Pignatone al Csm, secondo i colleghi di piazzale Clodio, sarebbe stato una pedina nelle mani dell’ex zar delle nomine. «Una cosa che mi colpì molto fu il fatto che una collega che stimo molto, Lia Affinito, mi venne riferito che in un colloquio avuto con Stefano (Fava, ndr) ebbe a dirgli che in ufficio si sapeva che dietro di lui c’ero io», disse Palamara. Questa informazione Lia Affinito l’avrebbe avuta direttamente dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, capo del dipartimento in cui lavorava Fava. Un fatto che aveva stupito molto Palamara, il quale disse anche di essere rimasto «sorpreso che i fascicoli tolti a Fava (da Pignatone, ndr) erano stati assegnati alla stessa Affinito». Fava, a proposito dell’esposto da lui presentato per asserite mancate astensioni in alcuni procedimenti da parte di Pignatone, ha invece più volte dichiarato, al momento senza successo, che si trattò di una sua iniziativa autonoma senza alcun condizionamento esterno. Tornando al fascicolo sulla denuncia presentata da Ferri, l’assegnazione alla dottoressa Affinito venne fatta direttamente dall’allora procuratore facente funzione Michele Prestipino, adesso numero uno della Procura romana. Gli accertamenti durano un anno al termine del quale, il 7 ottobre dello scorso anno, la pm ha presentato richiesta di archiviazione, senza mai aver iscritto alcun finanziere del Gico nel registro degli indagati. Si è ora in attesa della decisione del gip.
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