La rivelazione nel processo Palamara e Fava
La Guardia di Finanza passava le carte ad Amara: così l’avvocato preparava le contromosse
L’avvocato Piero Amara, uno dei capi della loggia Ungheria, ha ricevuto per anni in anteprima le informative della guardia di finanza che lo riguardavano.
La clamorosa circostanza è emersa giovedì scorso nel processo in corso a Perugia a carico di Luca Palamara e Stefano Fava per la presunta rivelazione di segreto in due articoli del 29 maggio 2019, pubblicati dalla Verità e dal Fatto Quotidiano, sulla presentazione di un esposto al Csm nei confronti dell’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Rispondendo alle domande dei difensori degli imputati, il maggiore Fabio Di Bella del Gico della guardia di finanza di Roma, braccio destro del colonnello Gerardo Mastrodomenico, uomo di fiducia di Pignatone, ha ammesso che le informative del Gico, redatte da egli stesso e dai suoi sottoposti, prima ancora che in procura venivano consegnate ad Amara che era l’indagato principale del procedimento le cui indagini gli erano state delegate. Di Bella, comandante della seconda sezione di Gico di Roma, ha dichiarato senza tanti giri di parole che all’avvocato Amara qualcuno o più militari del Gico di Roma hanno consegnato numerose informative “prima che venissero depositate all’autorità giudiziaria”. Il postino sarebbe stato il carabiniere Antonio Loreto Sarcina, in forza ai Servizi, il quale, per tale servizio, avrebbe ricevuto da Amara delle somme di denaro.
E alla domanda su quali fossero le informative consegnate ad Amara, Di Bella ha dovuto ammettere che venne consegnata anche quella conclusiva del Gico del 15 settembre 2017, di oltre 800 pagine, che comprendeva tutti gli elementi a carico raccolti nei confronti dell’avvocato siracusano che quindi ha avuto tempi e modi per predisporre le più adeguate ‘contromisure’. Fra le ‘anteprime’ date ad Amara dal Gico, le perquisizioni che dovevano essere eseguite nei suoi confronti. Gli avvocati di Palamara e Fava, per non farsi mancare nulla, hanno poi acquisito, in un altro procedimento, la contestazione che gli stessi pubblici ministeri di Perugia, Gemma Miliani e Mario Formisano titolari del procedimento per la rivelazione del segreto, avevano formulato a carico di Sarcina dove si poteva leggere che il Gico di Roma aveva fornito ad “Amara e Calafiore”, sempre per il tramite di Sarcina, oltre che l’informativa di oltre 800 pagine del 15 settembre 2017, anche “la notizia dell’imminente esecuzione di perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di Amara e Calafiore”.
Gli avvocati dei due imputati, visto che nessuno ci aveva pensato prima, hanno quindi chiesto a Di Bella di riferire i nomi dei militari del Gico che avevano fornito ad Amara e Calafiore, per il tramite del Sarcina, questi atti e queste notizie. Il maggiore Di Bella, sorridendo, ha dichiarato di avere accertato, dal settembre 2017 al 9 giugno 2022, responsabilità soltanto a carico di Sarcina. Resta quindi da capire per quali ragioni, a tutt’oggi, le indagini su Amara continuino ad essere delegate, sia dalla Procura di Roma che dalla Procura di Perugia, al Gico che si occupa dell’avvocato siciliano ininterrottamente dal settembre 2016 senza accorgersi che, nel frattempo, aveva continuato a delinquere tanto da essere arrestato dalla Procura di Potenza per corruzioni in atti giudiziari ed indagato dalla Procura di Milano, che ha emesso avviso di conclusioni delle indagini preliminari, anche per associazione per delinquere finalizzata alla calunnia e al depistaggio “commesso dall’estate del 2015 al dicembre 2019”.
In tale scenario, è indubbio che le indagini fatte dalla Procura di Perugia e dalla Procura di Roma tramite il Gico del maggiore Di Bella consentano ad Amara di dormire sonni tranquilli. Chissà se il Csm si deciderà prima o poi a fare luce su questa vicenda.
© Riproduzione riservata