Il disastro in Romagna ritarda solo di qualche giorno l’inizio vero e proprio delle ostilità tra il Pd di Elly Schlein ed il governatore della Campania Vincenzo De Luca.
Stamani infatti per la quarta volta consecutiva è stata aggiornata l’assemblea dei parlamentari dem che avrebbe dovuto eleggere gli uffici di presidenza. Le decisioni però stavolta sembrano essere assunte: Piero De Luca, il figlio che ha seguito le tracce del padre, non sarà confermato vice capogruppo del gruppo a Montecitorio.
Piero in pratica paga le ‘colpe’ del padre, ed il cognome che porta.

Una defenestrazione in piena regola che segnerà l’inizio manifesto delle ostilità tra il neo Pd a trazione massimalista ed un pezzo consistente dello stesso partito al Sud, legato a Vincenzo De Luca. Il prepartita era stato già abbastanza eloquente, l’arrivo del commissario Antonio Misani (al posto del pluripremiato Francesco Boccia), l’ordine di squadra partito dal Nazareno che di fatto ha messo ai margini del Pd tutti i sostenitori di De Luca. La prossima settimana quindi la consegna dello scalpo del figlio Piero.

Avvertenza per i lettori sensibili, questa volta non saranno allontanamenti individuali, come è capitato per Fioroni, Marcucci, Borghi e Chinnici, ma un vero e proprio esodo di massa. In Campania si voterà nel 2025, in un’altra era politica in pratica, ma il Presidente della Regione è convinto di riuscire ad ottenere il via libera al terzo mandato.

“È una discussione non ancora conclusa ma il mio orientamento è piuttosto sfavorevole», così commentò nei giorni scorsi Elly Schlein. La ‘guerra di Piero’ sarà un po’ come il fischio di inizio di un braccio di ferro che sarà combattuto senza esclusione di colpi.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia