L’Europa firma gli accordi di sicurezza
La guerra in Ucraina, i miliardi dall’Ue e la strategia di Putin: aspettare Trump e inviare al fronte i “nuovi” russi
Previsti cinque miliardi all’anno per le armi. Segnale importante nel momento in cui Bruxelles decide le nomine dei vertici. Mentre, però, i raid russi non accennano a diminuire di intensità
Il fronte ucraino ribolle. E sul lato diplomatico e quello bellico, la tensione tra Kiev e Mosca non sembra destinata a diminuire. L’Occidente, dopo un periodo di stallo dovuto al mancato via libera degli aiuti militari Usa verso l’Ucraina, sembra entrato in una nuova fase. Ieri, l’Unione europea, l’Estonia e la Lituania hanno siglato con il governo di Volodymyr Zelensky un accordo di sicurezza che garantisce il sostegno militare e finanziario al Paese invaso dalla Russia nel febbraio del 2022.
Per Kiev si tratta della conferma di un impegno che l’Europa ha assunto da tempo. E questo pur con le divergenze confermate anche ieri da Viktor Orban, che ha precisato che l’Ungheria lavora per la pace e non per l’Ucraina o la Russia. L’Ue “è determinata a continuare a fornire all’Ucraina e al suo popolo tutto il sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico necessario, per tutto il tempo necessario e con tutta l’intensità necessaria” si legge nel documento finale. Sono previsti cinque miliardi all’anno per le armi. E sul piano economico, il vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis ha chiarito anche il volume del sostegno Ue: “Oggi l’Ucraina ha ricevuto 1,9 miliardi dallo strumento Ucraina per sostenere le sue esigenze finanziarie più urgenti. Prossimamente ci sarà un pagamento regolare legato alle condizioni, da consegnare dopo l’estate. Per il 2024: il sostegno della Facility dovrebbe raggiungere i 15,9 miliardi”.
Le notizie dal fronte di Kharkiv e del Donetsk
Un segnale importante, giunto in un momento in cui Bruxelles decide le nomine dei vertici e mentre parallelamente la Nato entra nella nuova era di Mark Rutte. E che arriva dopo che l’Ue ha dato il via libera, per quanto in una fase molto primordiale, al processo di adesione di Kiev. Indizi di un rinnovato desiderio del Vecchio Continente di non abbandonare l’Ucraina al proprio destino. E che arrivano in uno dei momenti più complessi del conflitto. Il fronte, specialmente tra Kharkiv e il Donetsk, resta in bilico. E i raid russi non accennano ad abbassare di intensità. Ieri, l’aviazione ucraina ha detto di avere abbattuto 23 droni e cinque missili. Alcuni ordigni erano diretti sull’area di Khmelnytskyi, nell’Ucraina occidentale, altri su Mykolaiv e il sud. Il presidente ucraino ha ribadito che non vuole che la guerra si prolunghi per altri anni, sottolineando l’enorme quantità di morti e feriti tra soldati e civili causati dall’invasione. Ma allo stesso tempo, Zelensky sa che cedere in questa fase del conflitto equivarrebbe a dare vinta la partita di un futuro negoziato con Vladimir Putin. E dal Cremlino, tutto fa credere che l’intenzione russa sia quella di proseguire nella guerra sfruttando due fattori: il tempo e gli alleati. Sotto il primo aspetto, la strategia di Mosca appare chiara: non c’è alcuna fretta.
Tempo e alleati, Putin aspetta Trump
Il congelamento del conflitto, infatti, ha già rischiato di compromettere il flusso di aiuti dall’Occidente, dove esistono e spesso si rafforzano segmenti di opinione pubblica e politica contrari a un coinvolgimento sempre più diretto e ingente nella guerra in Ucraina. Lo hanno confermato le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, ma rischia soprattutto di confermarlo il voto negli Stati Uniti, dove Donald Trump (favorito in molti sondaggi su Joe Biden) ha già espresso la sua volontà di giungere il prima possibile a un accordo tra Russia e Ucraina. E proprio in vista di un prolungamento del conflitto, i bombardamenti russi si stanno concentrando sulle infrastrutture strategiche, e in particolare le centrali elettriche (ieri a Kiev ha preso fuoco un impianto). Con il malcelato obiettivo di lasciare il Paese al buio per il prossimo inverno e sempre più in difficoltà sul fronte della ricostruzione. Allo stesso tempo, i comandanti russi sanno che l’Ucraina ha un problema di reclutamento di nuove leve.
I nuovi russi di Putin: migranti mandati a morire
Mentre su questo dossier, Putin ha trovato già almeno due soluzioni: le ondate di mobilitazione e l’arruolamento degli stranieri naturalizzati russi. Secondo le autorità di Mosca, sono almeno diecimila i nuovi russi inviati in Ucraina: tutti immigrati, per lo più provenienti dall’Asia centrale, e che erano giunti nella Federazione per trovare lavoro. E ora, come ha raccontato Aleksander Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo, le forze di sicurezza hanno “catturato più di 30mila persone che hanno ottenuto la cittadinanza russa, ma non volevano fare il servizio militare, e li abbiamo inseriti nella lista” di coloro che possono essere arruolati. Il Cremlino ha così dato il via a una vera e propria caccia all’uomo per cercare chi può essere inviato nelle aree occupate. E nel frattempo, la Corea del Sud ha rinnovato l’allarme sul rischio che nell’accordo tra Putin e Kim Jong-un vi sia anche l’arrivo in Ucraina di soldati mandati dal regime di Pyongyang. Per l’intelligence di Seul si tratta di militari che potrebbero essere impiegati soprattutto nella ricostruzione delle regioni invase dai russi. Un’escalation che preoccupa soprattutto gli Usa.
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