Agitare la minaccia nucleare? Quella di Putin è una mossa di “pura propaganda”. Lo spiega Andrea Margelletti, analista di questioni militari e geopolitiche, presidente del Centro studi internazionali, che in una intervista al quotidiano La Stampa evidenzia come anche dal punto di vista prettamente militare le parole dello Zar del Cremlino siano “un nonsenso”.
L’armamento nucleare, sia quello americano sia quello russo, “è sempre in massima allerta”, spiega Margelletti. “Non c’è proprio niente da incrementare. Nei silos dove ci sono i missili intercontinentali a testata atomica, sia quelli Usa sia quelli russi, ci sono in permanenza ufficiali in grado di premere il bottone in tre minuti e i missili arrivano a destinazione in trenta. Lo stesso accade con i sottomarini, perennemente in moto, sempre pronti a colpire”, aggiunge il presidente del Centro studi internazionali.
Quella di Putin sembra essere invece la mossa un po’ disperata di un leader che si aspettava una risoluzione del conflitto rapida, almeno secondo quanto gli era stato promesso dai suoi stessi generali e dagli uomini dell’intelligence.
Cinque giorni dopo l’ingresso delle truppe di Mosca in Ucraina siamo invece ancora ‘in alto mare’, nella visione del Cremlino, con Putin costretto a sedersi al tavolo delle trattative con il suo omologo di Kiev Zelensky, leader di un governo di “nazisti e ubriaconi”, come li aveva definiti nei giorni scorsi.
Evocare la minaccia nucleare, secondo Margelletti, è il segno di quanto Putin sia “furioso” perché “gli ucraini stanno umiliando l’invasore russo. Doveva essere una guerra lampo, i generali avevano promesso a Putin di vincere in due giorni. E invece gli ucraini stanno usando al meglio i missili antiaereo e i razzi anticarro dell’Occidente. Armi che fanno malissimo”.
Dall’altra parte invece le truppe russe, con quasi 200mila uomini che nei giorni scorsi si sono portati ai confini dell’Ucraina, “stanno dimostrando una incredibile povertà operativa: i loro aerei e carri armati non si coordinano, le colonne corazzate vagano senza protezione dal cielo”.
Una situazione paradossalmente ancor più pericolosa, perché di fronte all’insuccesso delle operazioni compiuti ad oggi dal suo esercito, Putin potrebbe scegliere anche di ampliare il fronte: “A questo punto potrebbe aggredire i Baltici. Oppure potrebbe ordinare bombardamenti a tappeto sulle città ucraine per costringere il presidente Zelensky alla resa pur di salvare il suo popolo. Stiamo uscendo dalla sfera delle analisi razionali”, è l’analisi preoccupante del presidente del Centro studi internazionali.