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La leadership delle potenze e l’incompiutezza dell’Europa
Il Presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di non escludere l’invio di truppe militari in Ucraina. Potremmo anche considerarla una boutade e archiviarla così, ma visto il rischio è meglio prenderla in considerazione in tutta la sua drammatica serietà.
Mettiamo subito da parte gli arnesi concettuali di tipo etico-morale, che potrebbero risultare fuorvianti e assumere connotati diversi a seconda della prospettiva che si intende assumere.Chiediamoci piuttosto: se gli Stati Uniti si fossero trovati al posto della Russia, se si fossero sentiti minacciati da forze presenti ai loro confini, sarebbero disponibili a intervenire anche in base alla sola percezione di una minaccia? Non è forse questo un principio che sta alla base della loro Difesa?È probabile che, in quanto superpotenza, avrebbero agito in modo non difforme dai russi. Ma cercare di comprendere le ragioni che animano l’azione militare di Putin o individuare delle responsabilità nella politica estera degli Stati Uniti non giustifica né assolve l’aggressore russo dalle sue responsabilità.La geopolitica delle superpotenze tende ad avere connotati simili, a partire dai modi in cui esse intendono affermare la loro leadership globale e da come questo si traduce in logiche complanari. Ciò vale per la Russia, per gli Stati Uniti, per la Cina e per qualunque altro soggetto si riconosca nel ruolo di superpotenza all’interno dello scacchiere globale.
Qui il vero grande assente è l’Europa. Un soggetto politico incompiuto, incapace di indicare una linea politica estera, una difesa comune e che, più in generale, non è stato in grado di diventare, per l’appunto, un autentico soggetto politico.D’altro canto, per ragioni opposte, sia la Russia che gli Stati Uniti (con l’eccezione, forse, della presidenza di Trump) hanno guardato con sospetto e in parte boicottato la realizzazione di un’Europa politica, intesa come soggetto autonomo e indipendente.Perché allora ci è parso corretto sostenere l’Ucraina? È legittimo il sospetto di imperialismo nei confronti di Putin e la situazione va valutata con la dovuta attenzione, ma saremmo pronti a sostenere l’Ucraina anche senza l’appoggio degli Stati Uniti? Senza quella pressione e volontà politica che rappresenta la longa manus dei loro, pur legittimi, interessi?
La risposta sarebbe scontata se non fosse per queste dichiarazioni di Macron. Per quanto possa sembrare palese che il nostro interesse non coincida né con quello statunitense né con quello di Mosca, pare altresì evidente che ci convenga essere convintamente alleati di un Paese espressione di un sistema democratico, piuttosto che di un dittatore che governa attraverso forme di democrazia illiberali.Siamo alleati di quello stesso Paese che ci sta tutt’ora pagando la Difesa, ma a che prezzo? Se intendiamo contare qualcosa nel mondo, la realpolitik ci impone di avere un alleato: chiediamoci se questa situazione di subalternità è davvero l’unico scenario possibile.Macron fa sentire la sua voce, ma tale posizione sembra la risposta di chi reagisce di fronte all’invasione di un paese dell’Unione o della Nato, cosa che di fatto non è avvenuta. L’impiego di soldati da parte della Francia giustificherebbe invece da parte russa una reazione dagli esiti imprevedibili, incrementando a dismisura il pericolo di escalation.
Che Putin si ritiri o perda la guerra sembra un’eventualità che nessuno ha mai preso seriamente in considerazione, per cui l’unica via rimane quella della mediazione. In questo inquietante scenario è necessario che emergano forze piccole e grandi in grado di determinare la creazione in senso liberale degli Stati Uniti d’Europa, unica via di uscita a questo ruolo di sudditanza rispetto a soggetti politici i cui interessi non sono sempre pienamente allineati con i nostri.Possiamo e dobbiamo sostenere Macron quando difende l’Europa, ma ricordiamoci che, al di là dei facili proclami, è stato lui il primo a non aver voluto gettare il cuore oltre l’ostacolo: è lo stesso Macron che ha ceduto alle pressioni delle lobby interne non mettendo a disposizione della Difesa europea – in tutela degli interessi francesi – il suo arsenale nucleare.Nel frattempo, ogni Paese spreca inutilmente ingenti quantità di denaro per la propria difesa, che rimane a tutti gli effetti non autosufficiente – tutti costi che a livello europeo sarebbero razionalizzabili. Per diventare seri e credibili sul piano internazionale serve un’Europa forte e autonoma.Al fine di realizzarla, sarebbe necessario superare l’attuale assetto decisionale operando a diverse velocità. Sogni? Forse, ma tutte le altre opzioni ci appaiono patetiche in quanto prive di peso specifico.Prese in una sorta di teatrino, le singole marionette ballano e si muovono come se non fossero legate a dei fili mossi da abili burattinai. Sembriamo liberi ma non lo siamo. Allora è meglio sognare e continuare a lavorare per la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.
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