Strano che non abbiano riproposto la galera a dodici anni e altre simili follie. Ma non disperate, c’è ancora un po’ di tempo fino al 25 settembre. Sono sempre loro, quelli della Lega, che pare abbiano trovato la soluzione al male dei mali, hanno capito come contrastare il fenomeno delle baby gang in Campania. Hanno annunciato una linea dura, durissima. E allora con il Ddl Salvini presentato al Senato linea dura contro tutti i minori che commettono un reato.

Obiettivi del provvedimento: responsabilizzare ragazzi e famiglie, stop alla propaganda audiovideo sui social degli atti di violenza, lavori socialmente utili, pene più severe, processo minorile certo e senza meccanismi premiali per i reati commessi da gruppi di tre o più minori, sanzioni fino a 1.000 euro e sospensione del beneficio del reddito di cittadinanza o dell’assegno unico familiare per il mancato rispetto dell’obbligo dei genitori di provvedere all’istruzione obbligatoria dei figli. Non è finita. Ce ne sono altri di meravigliosi provvedimenti proposti dal Carroccio che fanno rabbrividire. Ovvero: via libera al conseguimento della patente di guida da parte dei 18enni, purché non abbiano commesso illeciti legati a questo fenomeno “che continueremo a contrastare anche nella prossima legislatura ripresentando in ogni caso questo Ddl”.

Tutto chiaro no? Ad annunciare la strategia della Lega qui in Campania è stato in una nota l’eurodeputato Valentino Grant, coordinatore del Carroccio in Campania. In pratica, ci mancava solo che dicessero: una bella tazza di olio di ricino per chi oserà commettere qualsiasi reato. Invece di fare tutto questo sforzo, avrebbero potuto scrivere direttamente tre parole, che poi sono sempre le stesse: repressione, repressione e qualora non bastasse… repressione. Sì, perché per la Lega non c’è altra soluzione. Non riescono proprio a immaginarsela. Per Salvini &co. basta minacciare e mostrare i muscoli (no, non siamo al Papeete, purtroppo siamo in Parlamento) e allora via con certezza del processo, niente patente per chi ha commesso un reato, sanzioni e così via. Mai una volta che si parli di interventi preventivi, di scuola, di formazione, di educazione, di aiuti alle famiglie che non vogliono educare i figli o che forse, più probabilmente, non possono o non hanno gli strumenti per poterlo fare.

La Campania è la seconda regione d’Italia per dispersione scolastica e il dato sui minori che finiscono nelle maglie della giustizia minorile è strettamente legato a quello della scuola. Negli uffici dei servizi sociali per i minorenni, sono entrati 16 ragazzi per la prima volta e ben 630 per la seconda o terza volta. Questo vuol dire che rimessi nello stesso contesto sociale, tornano a delinquere. A questi numeri si aggiungono quelli forniti dall’unica ricerca presente in Italia sul tema dei reati minorili, firmata dal professor Giacomo Di Gennaro. Ecco ciò che avviene all’interno del distretto giudiziario di Napoli. I minori che sono stati titolari della messa alla prova, nel 18,5% dei casi hanno avuto una ricaduta criminale. Ricade nella criminalità anche il 24,1% dei minori che hanno ricevuto il perdono giudiziale (vengono perdonati dalla giustizia, il reato viene annullato).

I minori dietro le sbarre per la seconda volta costituiscono il 63% della popolazione carceraria minorile. Cosa vuol dire? Vuol dire che non basta sventolare le manette, perché li arrestiamo ma quando ritornano nel loro contesto sociale e familiare ritornano pure a delinquere. E non ci vuole un genio per capire che questo accade perché non si interviene sui territori, perché non ci sono interventi preventivi o educativi. Ma niente qui l’unica soluzione che proviene dalle fila della Lega è solo e sempre una: repressione! Magari quelli che sbagliano li mandiamo anche a letto senza cena…

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.