Il mondo è bello perché è vario, come si suol dire. Ma soprattutto è colorato di tante culture, costumi e usanze che rendono ancora più affascinante la scoperta dell’altro. E’ il caso di una tribù africana, gli Himba, popolazione nomade della Namibia che segue la transumanza delle mandrie di bovini in cerca di acqua. Famosi per la leggenda della canzone della vita, le usanze della tribù africana sono in realtà poco conosciute. La costruzione della loro società è perlopiù basata sulla gerarchica femminile. Praticanti della religione animista, gli Himba si affidano alla donna più anziana del villaggio la quale si occupa del fuoco sacro, sempre acceso al centro del villaggio, in rappresentazione dello spirito protettivo del bene. L’importanza delle donne viene esaltata, oltre che per l’accudimento dei più piccoli, per il loro operato nello svolgere i lavori più pesanti come raccogliere l’acqua, costruire le capanne e si occupano di pestare il mais o la terra rossa. Ma ciò che affascina davvero è la loro concezione di nascita e come il bambino venga identificato come reale non soltanto nel momento in cui nasce, ma nel momento in cui era un pensiero nella mente di sua madre.
Terracotta e bellezza rossiccia racchiudono la loro definizione estetica e umana, tant’è che il loro fascino ricorda quello delle statue. Le donne degli Himba diventano così un’affascinante aspetto della popolazione africana grazie anche al loro stretto contatto con la terra, la natura e gli animali. La simbiosi con i paesaggi selvaggi e l’illibatezza della loro civiltà vissuta lontano dalle contaminazioni moderne fa sì che la cultura in cui si cullano sia impregnata di significati puri e incantevoli. Tutto questo culmina nella cosiddetta canzone della vita, dove le donne Himba cantano ai loro figli la loro canzone, quella che li accompagnerà per tutta la vita e rappresenta la loro carta d’identità. Infatti la data di nascita di un figlio non viene conteggiato da quando nasce ma dal giorno in cui il bambino viene pensato dalla mamma. Il piccolo dunque non avrà un vero e proprio giorno in cui viene decretata la sua ufficiale nascita, ma viene al mondo con il solo essere pensato e desiderato dalla donna. Quando decide che avrà un bambino, la futura mamma si siede sotto un albero da sola e ascolta fino a quando non può sentire il canto del suo bambino. Come una sorta di comunione spirituale con il bambino, non appena ascolta la canzone la insegna al futuro papà del bambino.
LA CANZONE – Nel momento del concepimento del bambino la canzone diventa così un momento di fusione tra la madre e il padre, che insieme cantano la canzone del piccolo come un modo per invitarlo a venire alla vita. Un qualcosa che lo legherà per sempre al suo popolo e alla sua vita, ricordandogli l’amore viscerale della mamma e il desiderio di metterlo al mondo. Come se la canzone rappresentasse il richiamo di una sirena, partorendo la voglia di maternità dal pensiero prima ancora che fisicamente. Una volta esternata, quando la madre è incinta la canzone del bambino viene insegnata alle levatrici e alle vecchie donne del villaggio in modo che quando il bambino è nato, le donne anziane e le persone intorno a lei cantino la canzone del bambino per accoglierlo. Crescendo, la canzone viene man mano insegnata agli altri abitanti del villaggio con un intento ben preciso: qualunque cosa accada al bambino, che sia un avvenimento brutto o bello, le persone intonano il suo canto.
In realtà la canzone nasconde un significato ancora più profondo che prescinde dal comportamento del bambino o dagli eventi. Se in qualsiasi momento della sua vita la persona commette un crimine o un atto non socialmente consono alla morale del villaggio, l’individuo è chiamato al centro del paese e le persone della comunità gli cantano la sua canzone. La tribù usa la sua canzone come spinta a ricordare la propria identità, infondendo affetto e fiducia con il fine di seppellire qualunque tipo di sentimento negativo che possa ferire l’altro. La punizione non è dunque contemplata, ma per correggere un comportamento antisociale è necessario l’amore per se stessi e per gli altri. La canzone accompagna così la persona per tutto l’arco della sua vita in ogni tappa, dal matrimonio alla morte. Infatti quando l’individuo arriva alla fine della sua vita e sta per esalare il suo ultimo respiro, tutti gli abitanti del villaggio conoscono il suo canto e lo intonano per l’ultima volta rendendo omaggio alla sua personalità e alla sua canzone della vita.