Le parole della primogenita di Silvio Berlusconi
La lettera di Marina Berlusconi, un grido di sdegno contro i Pm di Firenze
Scrive Marina Berlusconi: “La persecuzione di cui mio padre è stato vittima e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aver reazioni da cui la nostra giustizia è afflitta”. Nelle sue parole un grido di dolore.
Marina Berlusconi ha lanciato un grido di dolore e di sdegno. A un mese dalla scomparsa di suo padre Silvio la magistratura ha ricominciato a perseguirlo – per interposto imputato – per un reato tremendo e assurdo e cioè essere stato l’artefice o il complice di attentati incredibili perché non hanno precedenti né ragioni comprensibili, operati sul continente dalla mafia che dopo secoli di esistenza come organizzazione criminale si sarebbe trasformata in organizzazione politico militare. La Suprema Corte di Cassazione ha già sentenziato in maniera definitiva che non è mai esistita alcuna trattativa tra la Repubblica italiana e una entità detta Cosa Nostra, trasformatasi in una via di mezzo tra l’Olp palestinese, le Brigate Rosse eterodirette e l’IRA irlandese, terrorizzando il Paese con uccisioni indiscriminate e insensate come la mafia non ha mai fatto.
Una parte della Magistratura, sostiene Marina Berlusconi, non intende recedere e agisce contro un uomo che, con ogni evidenza, ha lasciato questo mondo. Quel che dice Marina Berlusconi nella lettera pubblicata ieri dal Giornale, è straziante perché ha a che vedere con questioni che non possono o non dovrebbero investire lei, Marina Berlusconi e ciascuno degli altri figli, familiari e amici, colpiti nella memoria di un padre o una persona cara scomparsa.
Marina ipotizza una causa ispiratrice, e cioè che, alcuni magistrati che non rappresentano affatto l’intero corpo della magistratura, sentano come un dovere quello di distruggere, specialmente dopo la morte, un uomo che hanno costantemente avversato e perseguito. Ma contro cui non hanno cessato di cercare prove o indizi per istruire processi.
Scrive Marina: “La persecuzione di cui mio padre è stato vittima e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aver reazioni da cui la nostra giustizia è afflitta. È una storia che vede una sia pur piccola parte, della magistratura trasformarsi in casta intoccabile e soggetto politico, teso solo a infangare gli avversari veri o presunti”.
E Marina ricorda che lo stile delle campagne contro suo padre e non soltanto contro suo padre, è diventato il modus operandi della politica, condotta attraverso alcuni magistrati e alcuni loro galoppini destinati a tanta carriera quanti etti di scoop si ritrovavano sul computer. Il primo passo è lanciare l’accusa non provata, come è avvenuto a molte vittime di mani pulite totalmente innocenti (per non dire di quelli che si sono suicidati e che sono stati suicidati come Raul Gardini che si fa una sauna e distrattamente si spara alla tempia, dopo aver recapitato una valigia a Botteghe Oscure). Avvisi di garanzia e campagna mediatica fanno il giudizio di piazza con le tricoteuses sotto la lama che cade. Le eventuali assoluzioni, se anche arriveranno come accadde col primo avviso di garanzia del primo governo Berlusconi, passano direttamente al dimenticatoio. Le altre, a volte, ritornano.
Come il caso del senatore Dell’Utri che a Berlusconi morto si trova di nuovo sul groppone bombardamenti da Stato sovrano mai accaduto in Italia come le bombe di via Palestro a Milano, la bomba allo Stadio Olimpico di Roma, o anche quella nei pressi del Velabro, al Maurizio Costanzo show. Aggiungo da vecchio cronista competente nonché per quattro anni magistrato del Parlamento come presidente di una commissione d’inchiesta: perché non c’è qualcuno che mostri la volontà tecnica e politica di trovare le radici e le ragioni di quella stagione di attentati senza senso come fu senza senso l’immane apparato militare che uccise Falcone a capaci o quello altrettanto mostruoso per Borsellino? Chi, perché, come, per quali interessi, secondo quale logica ha commesso una tale sequenza di orrendi crimini, tutti in cerca di ragione prima ancora che di mandante, perché chi pur avendo il dovere e il potere di farlo, non lo fa? Possibile che nessuno ha letto tutto ciò che è stato scritto e documentato sulla più gigantesca fuga di capitali della storia che fu quella dell’unione sovietica da cui traggono sostentamento migliaia di oligarchi ricchi sfondati e assassini? Qualcuno potrà chiedere che relazione c’è? Ecco, già sarebbe un inizio.
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