Make West great again
La lezione di Giorgia a Salvini: il filo diretto con gli Stati Uniti è esclusiva di Palazzo Chigi

Giorgia Meloni, conclusa la visita a Washington con un risultato che va ben oltre lo 0-0, rientra in Italia con la consapevolezza di aver non solo rafforzato la sua immagine sul piano internazionale, ma anche sul fronte interno. E ha dimostrato così che l’Italia può giocare un ruolo da protagonista, autonomamente, mandando in cortocircuito le opposizioni più radicali. La premier ha ottenuto due risultati: il primo è quello di aver fatto un passo storico sul piano delle relazioni transatlantiche; il secondo è di aver fatto intendere all’alleato Matteo Salvini che il filo diretto con gli Stati Uniti è esclusiva di Palazzo Chigi.
Esecutivo più forte?
La stessa volontà di rientrare a Roma per l’incontro con il vicepresidente statunitense J.D. Vance appare come la volontà di cementificare ulteriormente la scala gerarchica anche con il numero due dell’amministrazione trumpiana, fino ad ora in strettissimo contatto con il segretario della Lega. Qualcuno potrebbe legittimamente opinare che queste sono solo congetture, ma cosa sono le congetture – del resto – se non la traslitterazione politica dell’adagio “vox populi, vox Dei”? Allo stesso modo, non ci sono dubbi sul fatto che la vittoria incassata da Meloni irrobustisce l’operato dell’intero esecutivo, che dell’atlantismo ha fatto un fil rouge che unisce tutti i soci dell’attuale maggioranza. Che si tratti dell’atlantismo d’antan di Forza Italia, o del più colorato e vivace MAGA in salsa leghista o del realismo di Fratelli d’Italia, i paradigmi dell’alleanza militare e politica con Washington risultano un pilastro centrale: è un marchio del centrodestra italiano.
Il tavolo più delicato
La presidente del Consiglio dovrà ora lavorare sul tavolo più delicato, quello europeo, ricco di insidie e gelosie che tenteranno di adombrare con aritmetica certezza la programmazione della buona riuscita del prossimo vertice a Roma. Appuntamento in cui Meloni potrebbe – nel caso di un esito positivo – cristallizzare il proprio ruolo egemonico di cerniera tra Europa e Stati Uniti. Questa non è più solo un’ipotesi, ma dall’altro ieri è un fatto in divenire. È l’occasione storica che l’Italia attendeva, e che si sta gradualmente materializzando grazie alla trasformazione e al riassetto dell’impero americano. Per ora Meloni è riuscita a confermare le sensazioni della vigilia, dimostrando di non essere soggetta al celeberrimo “complesso di Adua” e dunque totalmente immune a quell’immagine – storicamente falsa, costruita all’interno dei confini della penisola – della cosiddetta “Italietta”.
L’incontro con Vance
Il protagonismo internazionale a cui assistiamo è la risposta più efficace a qualsiasi forma di dubbio che possa essere emersa in Italia e soprattutto nelle cancellerie europee. Il previsto incontro con Vance e i successivi passi con i partner europei ci diranno molto sull’efficacia delle mosse di Giorgia. E sul piano della Difesa prende sempre più forma la necessità di una convergenza tra Roma, Londra e Berlino, fortificata ancor di più oggi dall’appoggio – interessato – dei tedeschi alla strategia italiana.
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