La lezione di Mattarella a Musk e al governo, la fuga da X per protestare contro il “paperone” visionario

Non potrebbero essere personalità più diverse. Uno, il presidente della Repubblica italiana, figlio della Prima repubblica, democristiano, custode delle liturgie costituzionali, ministro, giudice della Corte costituzionale e poi capo dello Stato. L’altro, un visionario sudafricano che incarna genio e sregolatezza, creatore di un impero economico e tecnologico in grado di competere con le più grandi potenze del mondo, pioniere dell’esplorazione spaziale, dell’elettrico, proprietario di una flotta di satelliti e con una società che impianta chip nei cervelli.

Sergio Mattarella ed Elon Musk sembravano fino a ieri persone che vivevano non tanto in continenti diversi, ma addirittura su pianeti diversi. Ma qualcosa, in questo vivere quotidiano, si è inceppato. E la sferzata, come ci si poteva attendere, è arrivata proprio da quel “paperone” che ha cambiato le regole del gioco negli Stati Uniti, ha preso Twitter (poi X), ha sostenuto in ogni modo Donald Trump e ora, dopo il trionfo del tycoon, è parte del governo della superpotenza occidentale.

Tutto è iniziato quando Musk ha messo mano al dossier Italia. Non è un mistero: il miliardario sudafricano conosce bene il nostro paese, complici anche i buoni rapporti instaurati prima con Matteo Salvini e poi con Giorgia Meloni. E da deus ex machina del movimento conservatore (o sovranista) Usa e globale, Musk non si lascia sfuggire nulla che possa diventare virale sul suo X quando si tocca il tema che più di tutti ha spinto Trump al successo: l’immigrazione. Elon, da poco nominato dal “suo” Donald alla guida del “Doge” (il dipartimento per l’Efficienza governativa), ha adocchiato la questione Albania ed è partito all’attacco. “Questi giudici se ne devono andare”, aveva scritto riguardo la decisione con cui il Tribunale civile di Roma aveva sospeso la convalida di trattenimenti nel Cpr albanese di Gjadër di sette migranti. Poi, ieri, il miliardario ha rincarato la dose. “Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”, ha scritto sempre su X in risposta a un utente.

Parole di troppo, per Mattarella, che ieri – con una nota molto chiara – ha lanciato il suo messaggio all’uomo delle stelle “sceso” nell’agone politico. “L’Italia è un grande paese democratico – ha sottolineato il capo dello Stato – che “‘sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. “Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità – ha continuato il presidente – e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”.

Una lezione che ha ricevuto il plauso dell’opposizione, mentre da Palazzo Chigi è trapelato un “ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica”. Poi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, ha fatto sapere di considerare “sempre utile l’intervento del presidente della Repubblica nel ribadire l’importanza del rispetto della sovranità nazionale”. “Fratelli d’Italia è da sempre molto attenta alla questione, respingendo qualsiasi tentativo di ingerenza straniera nei nostri affari interni. Ciò vale sempre e con chiunque, dai governi, alle Ong, ai grandi media”, ha continuato.

Ma è chiaro che la partita ora non è solo riguardo i giudici. Musk non è un semplice privato cittadino. È un uomo ricchissimo, potente, sussurra direttamente nelle orecchie di Trump e con il suo X è in grado di incidere sulle opinioni pubbliche mondiali. Per i critici è un “oligarca”, la punta dell’iceberg di un sistema in cui enormi capitali finanziari possono imporsi sulle democrazie. Per altri, specie a destra, è un paladino della libertà di pensiero contro le “gabbie” di politicamente corretto e sistemi legislativi.

Lo scontro è profondo, forse addirittura esistenziale. Un uomo come Musk ha un peso specifico senza precedenti nella politica americana e mondiale. E ora, dopo l’incoronazione di Trump, ha anche un ruolo politico all’interno di una superpotenza – gli Stati Uniti – che guida l’Occidente. I sistemi “tradizionali”, non solo europei, devono fare i conti con qualcosa di nuovo. Una scheggia impazzita, visionaria, fuori dagli schemi e sempre più potente. È un nuovo leader oltre che un nuovo interlocutore. E se Musk – dopo il monito di Mattarella – ha ritwittato un post della sovranista olandese Eva Vlaardingerbroek in sostegno di Elon e Meloni, il segnale lanciato dal capo di Tesla, Space X e Starlink è chiaro: è lui a voler dettare le regole del gioco. Le star possono lasciare X per protesta. Ma il futuro (piaccia o meno) è già adesso. E va capito come gestirlo.