Con la mente sgombra, il Napoli non fallisce a Torino e blinda il terzo posto. Per lo scudetto se ne riparlerà il prossimo anno, ma la Champions è cosa fatta ed era il risultato essenziale che tutti volevano ottenere. Il campo ha espresso i suoi verdetti e c’è spazio per tutto il resto, a partire dalle inevitabili polemiche di fine stagione. Luciano Spalletti, esperto capitano di vascelli tra i marosi, ha voluto mettere in chiaro le cose sia con i giornalisti, categoria poco amata ed accusata di ipocrisia per aver declassato il Napoli a inizio stagione rimproverandogli poi la mancata vittoria in campionato, sia con Aurelio De Laurentiis che lo ha accusato di non avere né casa né anima partenopee.

L’allenatore avrebbe potuto anche infierire, replicando che né il Napoli né tantomeno De Laurentiis possiedono una singola mattonella di proprietà in città dopo 18 anni, ma ha preferito l’ironia di un camper itinerante tra i quartieri. Sarebbe divertente se accadesse davvero, quasi come osservare i percettori del reddito di cittadinanza che da luglio dovrebbero controllare il corretto conferimento da parte dei napoletani nelle nuove campane dell’umido, almeno a dar credito agli annunci dell’amministrazione comunale. Nella fiduciosa attesa di queste improbabili performance di street art che non avrebbero nulla da invidiare alle sette morti di Maria Callas di Marina Abramovich, anche i tifosi hanno voluto riprendersi la scena. Striscioni polemici e poco edificanti sono apparsi in rapida serie contro calciatori, allenatore e società.

Tra tutti, lo striscione dei “mariuoli della Panda” contro Luciano Spalletti è sembrato il meno riuscito e il più irrilevante, perché non in sintonia con la stragrande maggioranza del pubblico che non accetta, per l’ennesima volta, di assegnare all’allenatore di turno il ruolo di capro espiatorio. Anche in questo caso Spalletti ha reagito con garbo ed ironia, chiedendo la restituzione dei cd di Pino Daniele oltre che dell’auto. Chapeau. Con i calciatori, invece, l’atteggiamento dei tifosi è stato più duro, perché a un gruppo storico in larga parte ai saluti non è stato perdonato l’ennesimo passo falso in vista del traguardo, una costante che l’acquisto nel tempo non di giocatori di personalità e abituati a vincere ma solo di giovanotti di belle speranze e, ultimamente, di prestiti e svincolati non di lusso ha via via accentuato fino al disastro di Empoli.

Per questo, il malumore principale, che attraversa ormai trasversalmente tutto l’ambiente napoletano, è quello contro il Presidente De Laurentiis, sempre più in rotta di collisione con la città. A poco sono servite le due settimane di full immersion a Castelvolturno e le cene romantiche con i calciatori. Contro il Genoa sarà ancora dura contestazione, mentre si sussurra da più parti l’avvio di una trattativa concreta per la cessione del club sulla base di circa 600 milioni di euro.