New Orleans, Las Vegas, Rimini è questa la particolare mappa che racconta la lunga notte di Capodanno dei lupi solitari che hanno colpito e ucciso per ragioni differenti ma armi dalla stessa mano, quella del fanatismo islamico. I dubbi sulla matrice terroristica dell’attentato di New Orleans sono stati oramai fugati dagli agenti del Fbi che guidano le indagini, e quanto trovato nell’auto dell’attentatore Shamsud-Din Bahar Jabbar sembra dissolvere ogni dubbio, oltre all’esplosivo anche una bandiera dell’Isis.

La Tesla esplosa

Le indagini sono in corso e gli inquirenti non si sbottonano, soprattutto alla luce dell’esplosione in cui è morto Matthew Alan Livelsberger, l’uomo che ha noleggiato la Tesla Cybertruck esplosa davanti all’ingresso delle Trump Towers di Las Vegas. Jabbar e Livelsberger hanno prestato servizio nella stessa base, nonostante lo stesso presidente Biden abbia paventato un possibile collegamento tra i due venti, ipotesi poi rilanciata su X da Musk che ha voluto sottolineare come entrambi i soggetti abbiano noleggiato l’auto sulla stessa piattaforma. L’Fbi indaga, ma per ora sul punto tace.

La follia di Rimini

Così come entro le mura di casa nostra, si indaga su quanto avvenuto a Rimini, dove il militare dell’Arma dei Carabinieri che ha neutralizzato il folle attentatore egiziano Abdel Hamid Abdallah è indagato per “eccesso colposo di legittima difesa” (la più surreale tra le fattispecie di reato contenute nel nostro codice) e “uso illegittimo delle armi”, punto sul quale è doverosa una riflessione giurisprudenziale che si connetta con la realtà in cui operano le nostre forze dell’ordine.

La differenza tra magistratura e Forze dell’ordine

La stessa dinamica dei fatti, i cinque feriti lasciati su strada, dovrebbero essere sufficienti a giustificare e legittimare l’uso delle armi da parte del Comandante della Stazione Carabinieri di Villa Verrucchio, che ha più volte esploso colpi di avvertimento al folle attentatore, per evitare che si giungesse all’estremo epilogo. Appare evidente ancora una volta una dissonanza di metodo tra l’operato della magistratura e quello delle Forze dell’ordine, le quali si trovano spesso a subire indagini considerate “dovute” da parte delle Procure componenti, ma che hanno l’effetto di sfiduciare gli operatori di polizia, costretti poi ad affrontare poi le spese legali, e basire l’opinione pubblica.

I cittadini chiedono sicurezza

I cittadini chiedono sicurezza, e hanno fiducia nelle nostre forze dell’ordine, alle quali come recitava un celebre titolo degli anni ’70 vengono “legate le mani”. Dovrebbe essere chiaro a tutti che non si può contrastare l’emergenza della microcriminalità, delle Baby gang e di tutti i fenomeni cui quotidianamente assistiamo con i guanti di velluto, occorre fermezza. La folle esperienza americana, dove durante le turbolenze del Blm si è criminalizzata la polizia, ha portato all’incremento di illegalità e violenza che ha investito le città d’oltreoceano, e dunque questo dovrebbe ulteriormente farci riflettere sui rischi che si corrono. Soprattutto se i fatti gravi di Rimini, così come quelli avvenuti negli Stati Uniti, sono il segnale del ritorno dei lupi solitari, i cani sciolti, marchio di fabbrica dello “Stato Islamico”, che possono colpire ovunque, senza particolari mezzi o cellule clandestine di supporto individuali dall’intelligence e dalle nostre unità antiterrorismo, e che sono molte volte vittime di una radicalizzazione avvenuta dentro le nostre carceri. Questi fenomeni sono dietro l’angolo, e non possono essere contrastati da militari e poliziotti dall’altissima professionalità (universalmente riconosciuta), psicologicamente frenati da possibili risvolti penali delle loro azioni in servizio. Se ci fidiamo dell’esperienza di un operatore di polizia per stabilire chi è in grado o meno di guidare, fidiamoci del loro giudizio per valutare concretamente l’entità di una minaccia, che nel caso in oggetto si era già lasciata alle spalle la sua scia di sangue.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.