La mossa della disperazione. L’ennesimo voltafaccia. Il Movimento 5 Stelle – in preda al panico – apre il cassetto, sfodera l’ultima genialata e cala la maschera: sbarcare a Bruxelles nel gruppo The Left. Alla faccia di quella «terza via» rivendicata agli albori in cui ci si affrettava a prendere le distanze dai tradizionali schieramenti. Ora si vira a sinistra (Travaglio permettendo), scegliendo ovviamente quella radicale e contaminata dall’immancabile pacifismo di facciata. Con coerenza Giuseppe Conte continua a esibirsi con formidabili piroette. Senza alcun pudore. E gliene va dato atto. Ricorderete tutti il fu avvocato del popolo sorridente e con il petto gonfio al fianco dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Era l’epoca dei porti chiusi, dei decreti Sicurezza. Un’era geologica fa. Tutto è cambiato, tranne il camaleontismo del leader grillino. Che continua a ingegnarsi ispirandosi all’acqua, che ogni volta si adegua in base al recipiente in cui si trova. E infatti proprio l’esperienza del governo gialloverde provoca più di qualche dubbio all’interno della galassia rossa europea.

Le perplessità

Le perplessità più forti arrivano dalla delegazione portoghese del Bloco de Esquerda, ma anche le altre formazioni chiedono di approfondire alcune questioni sul conto del M5S (a partire proprio dall’esecutivo del 2018 con la Lega). Non a caso una decisione definitiva non è stata ancora presa: oggi è prevista una riunione dell’Ufficio di presidenza e una scelta ufficiale del gruppo della sinistra al Parlamento europeo è attesa entro questa sera. Qualora arrivasse il semaforo verde all’adesione, gli eurodeputati gialli dovrebbero firmare una dichiarazione di affiliazione in cui vengono elencati i valori principali sostenuti dal gruppo. A quel punto si aprirebbero scenari interessanti: i grillini firmerebbero tutti i punti o frenerebbero su alcuni passaggi? C’è un altro nodo da sciogliere: l’indicazione è quella di votare contro la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Chissà se su questo i 5S hanno le idee chiare o se delizieranno anche The Left con le loro solite posizioni a metà strada.

La condanna

E pensare che Conte, prima delle elezioni europee, aveva tenuto tutti sulle spine. «C’è una sorpresa in atto. Posso solo anticipare che saremo nell’area progressista, ci sarà una bella sorpresa», aveva dichiarato. Come se stesse nascondendo un colpo grosso. In realtà lo scherzetto lo hanno rifilato gli elettori al Movimento 5 Stelle. Quel 9,98% – simile al prezzo dei prodotti da vendere con urgenza nei discount – condanna i grillini all’irrilevanza in Europa. Anche se questa non è una novità, visto che i 5S non sono riusciti mai a ritagliarsi un ruolo da protagonista in alcun gruppo. Prima il flirt con Nigel Farage, il conservatore anti-Euro. Poi l’accordo saltato con Alde per il veto dei liberali. Insomma, a Bruxelles non sono mai riusciti a trovare un loro tetto.

Il copione non cambia

Il copione non è cambiato con il nuovo corso targato Conte. Prima del voto dell’8 e 9 giugno qualcuno aveva ipotizzato la nascita di un nuovo gruppo europeo andando a braccetto con Sahra Wagenknecht (uscita dalla sinistra radicale tedesca Linke per fondare un partito a suo nome) e con Smer, i socialdemocratici slovacchi di Robert Fico. Un asse rossobruno che sarebbe stato un incubo. Ma almeno sarebbe stata un’iniziativa politica guidata dai 5 Stelle. Che invece ora restano appesi alla decisione di The Left: verranno accolti o finiranno per essere respinti? Ecco la parabola del Movimento di Giuseppi. In ginocchio, con le mani giunte, implorando di non essere tagliati fuori dalla sinistra a Bruxelles. Senza capacità di incidere. «Non restano che le preghiere», direbbe Fabio Caressa. La degna conclusione di un’entità politica che naviga come un pesciolino smarrito nell’oceano.

Se i grillini in Europa si spostano definitivamente a sinistra, devono stare attenti a non farlo troppo in Italia. Il palco dell’Anpi a Bologna ha raccolto Conte, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista. Prove di campo larghissimo nel solco del Nuovo Fronte Popolare anti-Le Pen in Francia. Ma a spegnere gli entusiasmi ci pensa Il Fatto Quotidiano con una prima pagina sferzante: «Allons enfants dell’ammucchiata. Modello francese? La foto all’Anpi e le troppe divergenze. Schlein lo reclama e Conte frena. Divisi su Nato, Israele, pm…». La linea è chiara, ma prende toni ancora più eloquenti all’interno del giornale con un titolone su ben due paginate: «Nato, Israele, giustizia… Il fronte impossibile». Conte si muove tra due fuochi: da una parte sbilanciare l’asse tutto a sinistra a Bruxelles, dall’altra fare i conti con la bacchettata del quotidiano diretto da Marco Travaglio che sembra strizzare l’occhio alla linea dura e pura di Alessandro Di Battista. Un cortocircuito a 5 Stelle.