La mossa
La mossa dell’Iran nel mercato dei Bitcoin: così Teheran ha finanziato l’attacco a Israele
Chi è attento al mercato delle criptovalute avrà notato un crollo di oltre 7 punti nella notte tra venerdì e sabato. Un repentino abbassamento del valore del Bitcoin che non si vedeva da marzo e che avrebbe un responsabile già individuato: l’Iran. Non c’è una conferma ufficiale, e ovviamente non arriverà, ma non è un mistero che Teheran stia da tempo consolidando una buona posizione nell’asset delle monete virtuali al fine di liquidare in breve tempo i propri investimenti.
“Le operazioni di leva, si possono concludere dai 5 ai 60 minuti”, racconta Elham Makdoum (analista di crypto-intelligence, di blockchain analytics) al Giornale, che ipotizza come un’azione da attribuire a Teheran per finanziare l’attacco a Israele abbia cambiato rapidamente la curva del mercato, ricordando come il Paese sia ormai diventato un pesce grosso nel mare delle cripto.
Come l’Iran ha finanziato l’attacco a Israele
Il suo mining legale, ovvero l’operazione lenta e dispendiosa – ma con i mezzi a disposizione del regime sicuramente fruttuosa – di costruzione informatica del bitcoin, rappresenta il 5% del mercato globale che la colloca poco lontano dai colossi Cina, Stati Uniti e Russia. E il gioco della repubblica degli Ayatollah sulla piazza virtuale avrebbe avuto come unico obiettivo quello di finanziare il dispendioso attacco a Israele: 185 droni, 36 missili da crociera e 110 missili terra-terra.
L’operazione finanziaria è stata percorsa su due strade: prima l’Iran ha venduto una fetta dei suoi Bitcoin, che in quel momento avevano un valore di 67mila dollari l’uno (circa 3-4 milioni di dollari sarebbero bastati a ripagare il numero di droni impiegati), poi avrebbe scommesso sulla diminuzione del valore della moneta sul mercato per evitare che l’altra parte del suo patrimonio digitale perdesse valore e contemporaneamente moltiplicare l’investimento. Il tempo del crollo, e quello di recupero è stato comunque velocissimo, indice di un andamento certamente non fisiologico ma legato ad une evento preciso: il valore, dopo essersi abbassato a 60 mila dollari il 13 aprile, è poi tornato sopra i 63mila nella mattinata del 14. Un’operazione lampo, come le luci nel cielo di Israele nella notte di sabato.
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