"I veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi"
La mossa di Letta: “Mi candido a Vicenza, nel fortino della Lega che si è arresa a Giorgia Meloni”
Vuole correre in trasferta, in casa del Carroccio, nel fortino di Luca Zaia. E’ l’annuncio che il segretario dem Enrico Letta lancia su Twitter: “Mi candido a Vicenza, sfido la Lega nel cuore del Veneto. Imprenditori, commercianti, insegnanti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi preferendo la Meloni. Noi abbiamo ascoltato le imprese, chi voleva stabilità e riduzione delle tasse sul lavoro”.
Nell’intervista rilasciata al “Giornale di Vicenza” il leader del Partito democratico spiega le ragioni della sua scelta: “Penso che la nostra campagna elettorale non debba essere in difesa ma in attacco. Vede, fosse stata in difesa mi sarei candidato in Toscana (Letta è nato a Pisa, ndr) ma così facendo avrei trasmesso il messaggio di un segretario nazionale che si rinchiude nella fortezza protetta. E invece voglio dimostrare che queste elezioni possiamo vincerle, quindi ho deciso di fare un’incursione laddove la partita è più difficile, laddove i risultati del Pd sono oggettivamente più bassi che altrove, laddove, soprattutto, il numero di coloro che hanno tradito Draghi è altissimo”.
Perché Vicenza “è il cuore del Veneto, perché con questa provincia ho sempre avuto negli anni rapporti forti e intensi, mi sento a casa”, aggiunge. “I veneti – prosegue il segretario dem – si ricorderanno di chi ha tradito Draghi. A maggior ragione ora che l’alternativa al governo Draghi è manifesta e si chiama Giorgia Meloni. Con la Lega che si è arresa alla leadership di Fratelli d’Italia. Voglio vedere quale imprenditore veneto, quale commerciante veneto, quale insegnante veneto, facendo un paragone tra quello che avevamo, Mario Draghi premier, e quello che potremmo avere, Giorgia Meloni premier, sceglierebbe la seconda opzione”, aggiunge.
Sul presidenzialismo caldeggiato dal centrodestra ribadisce: “Sarebbe un gravissimo errore, per questo combatteremo per evitarlo. E non perché pensi che il presidenzialismo porti a una dittatura, ma perché la nostra Costituzione è anti-presidenzialista. Chi propone oggi la torsione presidenziale non sta proponendo un aggiustamento della Carta ma la sua cancellazione per andare verso un impianto sbagliato che gioca sull’uomo forte o la donna forte di cui il nostro sistema non sente il bisogno. Mi colpisce che la campagna elettorale del centrodestra sia cominciata con la caduta del governo e sia proseguita con l’attacco a Mattarella di cui sono addirittura state vocate le dimissioni“, conclude.
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