Dimissionario e con un mandato a termine, ovvero con la deadline fissata per il congresso che dovrà eleggere il suo erede alla guida della segreteria del partito, ma ancora capace di dare segnali forti alla sua comunità.
Enrico Letta con una mossa a sorpresa, anticipata oggi su Repubblica, si riprende la piazza pacifista ‘bruciando’ così sul tempo il suo ex alleato Giuseppe Conte, che aveva promosso ma non ancora convocato nei prossimi giorni una manifestazione assieme alla ‘Rete pace e disarmo’.
Il segretario Dem col resto del partito si ritroverà all’appuntamento fissato per giovedì alle 18:30 davanti all’ambasciata russa di Roma, dove si terrà il sit-in di protesta contro la guerra scatenata dal regime di Vladimir Putin in Ucraina.
Una manifestazione e una campagna di adesione dal titolo “Non c’è vera pace senza verità. Non c’è verità senza libertà” lanciata da una serie di associazioni e personalità: da Base Italia di Marco Bentivogli a LiberiOltre, dal Comitato Giovani per l’Ucraina a politici ed intellettuali come Sandro Veronesi, Luigi Manconi, Mario Giro, Michele Boldrin, Giulio Cazzola e tanti altri.
La ‘piattaforma politica’ su cui si basa la manifestazione davanti all’ambasciata russa è chiara, consentendo così a Letta di ancorare fermamente il Partito Democratico al ‘fronte occidentale’, mentre tra i Dem da giorni si avvertivano le prime crepe sulla linea intransigente voluta proprio dal segretario.
Nell’appello si chiede infatti “il cessate il fuoco e ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino”, così come il riconoscimento della “piena indipendenza ed autonomia dello Stato ucraino dalla Federazione Russa nei confini riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014”, l’anno in cui venne annessa illegalmente la Crimea. Una piattaforma che non dimentica poi la necessità di “cooperare per il funzionamento di negoziati che garantiscono una pace giusta e duratura”.
Una manifestazione, quella di giovedì, che permetterà così alla comunità Dem anche di superare l’imbarazzo e il timore di ritrovarsi nella piazza di Conte, magari circondati da slogan anti-atlantisti e contro l’invio di armi alla resistenza ucraina.