Lo scenario
La nuova rotta della Germania di Scholz: nel bilancio per il 2025 si dimezzano gli aiuti all’Ucraina
Se c’è un paese che è sempre stato considerato il centro di gravità permanente della sfida in Europa tra Russia e Stati Uniti, questo è sicuramente la Germania. Divisa tra Est e Ovest fino alla fine della Guerra Fredda, Berlino ha mantenuto per molti anni una doppia anima. Protesa e attivamente parte verso l’Occidente ma mai sorda all’Oriente. Una strategia che ha avuto la sua massima espressione nelle cancellerie di Gerhard Schröder e Angela Merkel. E che con la guerra in Ucraina si è interrotto in modo a dir poco brusco. Una frattura che per molti appare insanabile, anche se si sa: gli interessi economici spesso hanno una forza decisamente più importante e forte degli ideali.
La Germania atlantica è una certezza
Ma quello che appare al momento chiaro è che Olaf Scholz, nonostante il pressing interno mostrato anche alle ultime elezioni europee, non intende cambiare di nuovo radicalmente rotta. E la Germania atlantica è da considerarsi in questa fase una certezza. Al punto che i suoi apparati militari seguono con molta attenzione alle evoluzioni del conflitto in Ucraina ma anche alla postura strategica della Russia. Nel presente e nel futuro. La conferma è arrivata in queste settimane da un articolo dello Spiegel, ripreso dall’americano Newsweek, che ha decritto i preparativi delle forze armate tedesche per gestire un eventuale scenario di guerra con Mosca. Secondo i media, Berlino starebbe elaborando dei piani sempre più aggiornati che prevedono la possibilità che centinaia di migliaia di soldati possano muoversi lungo un’arteria stradale che attraversa gran parte del paese da Ovest a Est. Nel caso specifico, si fa riferimento a un documento “segreto” in cui si parla di circa 800mila soldati e 200mila veicoli che sarebbero schierati nell’arco di alcuni mesi come risposta a un’eventuale aggressione russa a Est. Schieramento che avverrebbe utilizzando porti sul Mare del Nord, ferrovie e autostrade: in particolare la A2.
I comandi della Bundeswehr
Naturalmente si parla di scenari. Piani che nascono con l’idea di prevedere ogni ipotesi e non è detto che si concretizzino. Ma è il segnale di come i comandi della Bundeswehr non abbiano affatto sottovalutato la lezione ucraina. E tantomeno i segnali d’allarme giunti dalle lacune mostrate nei precedenti anni proprio dalla Difesa tedesca. La Germania ha da tempo intrapreso la rotta della modernizzazione di tutte le sue forze a seguito del caos geopolitico in atto alle porte dell’Europa. Una sorta di corsa al riarmo che serve soprattutto per ridurre un divario di molti anni con le maggiori potenze. E la guerra in Ucraina ha certamente rappresentato uno shock che ancora oggi definisce l’agenda strategica non solo di Berlino, ma dell’intero continente europeo.
I due problemi di Scholz
Shock per il quale però Scholz ha due problemi. Da un lato deve rendere conto a un’opinione pubblica sempre più stanca della politica estera legata al sostegno militare a Kiev (prova ne è il voto per Alternative für Deutschland e per il partito “rossobruno” di Sahra Wagenknecht). Dall’altro lato a un Occidente che aspetta con una certa ansia il voto negli Stati Uniti che potrebbe incoronare Donald Trump (in ticket con J.D. Vance) alla Casa Bianca. E tutti gli osservatori e i leader sono consapevoli che in caso di vittoria repubblicana, il coinvolgimento Usa nella guerra in Ucraina sarebbe molto più limitato, così come più probabile un negoziato di pace tra i governi di Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
La ripercussione
Per Berlino – ma in realtà per tutte le cancellerie europee – questa miscela rischia di avere ripercussioni importanti sulla futura agenda estera. E Kiev rischia di essere la prima a subire il potenziale cambiamento di rotta. La conferma, proprio sul fronte tedesco, è arrivata in questi giorni da un documento visionato da Reuters in cui si spiega che il governo federale prevede di dimezzare gli aiuti militari all’Ucraina nel 2025. Questo almeno è quello che ci sarebbe scritto nella bozza del Bilancio per l’anno prossimo visionata dall’agenzia di stampa, dove il capitolo di spesa per le forniture militari a Kiev passa da otto a quattro miliardi di euro. “Il finanziamento dell’Ucraina è garantito per il prossimo futuro grazie agli strumenti europei e ai prestiti del G7”, ha affermato il ministro delle Finanze Christian Lindner in conferenza stampa. E l’obiettivo di accelerare questo piano è proprio quello di evitare che il possibile arrivo di The Donald a Washington rivoluzioni l’intero sistema degli aiuti atlantici all’Ucraina prima che si possano mettere in atto delle contromisure. Tuttavia non sono pochi gli osservatori che guardano con una certa dose di apprensione al fatto che uno Stato europeo dimezzi i suoi aiuti proprio quando è possibile che Trump riduca il sostegno Usa al paese invaso nel febbraio 2022.
La guerra inizia ad avere un peso
Il punto, però, è che la Germania sa anche di dovere fare rifiatare i propri arsenali. Berlino ha donato a Kiev molto, tra cui molti Patriot. Ma le scorte delle sue forze armate scontano decenni di ritardi e una guerra in Ucraina che ha provocato un boom di richieste e un evidente svuotamento dei magazzini europei. Scholz assicura di volere di rispettare il parametro del 2% di Pil per la Difesa richiesto dalla Nato. E il sostegno politico a Kiev non è mai stato messo in discussione. Ma la guerra inizia ad avere un peso, sia a livello politico che economico. Il governo ha confermato di volere combattere in modo più incisivo anche la flotta-ombra con cui la Russia vende il suo petrolio nel mondo. Ma resta il punto interrogativo sul futuro strategico di Berlino.
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