Noi rispettiamo le regole“. A sentirla oggi questa frase pronunciata da Andrea Agnelli poco più di due anni fa (in seguito alla vittoria a tavolino, poi cancellata, contro un Napoli non presentatosi a Torino causa Covid) fa quantomeno sorridere. Basti pensare al rispetto per i due scudetti revocati dopo Calciopoli e regolarmente esposti allo Juventus Stadium dal quarto esponente della famiglia Agnelli (dopo il nonno Edoardo, lo zio Gianno e il padre Umberto) a ricoprire la carica di presidente.

Una delle tante ‘lezioni di stile’ che passerà alla storia sia come il presidente più titolato del club bianconero (con 19 trofei in dodici anni) che come quello coinvolto in più di uno scandalo che hanno macchiato l’immagine del principale club italiano. Dal caso relativo all’esame di italiano dell’attaccante Luis Suarez al coinvolgimento nell’inchiesta relativa al bagarinaggio gestito da ultras vicini alla ‘ndrangheta (posizione archiviata dalla giustizia ordinaria mentre quella sportiva comminò ad Agnelli tre mesi di inibizione e 100mila euro di ammenda). Fino alle vicende giudiziarie degli ultimi tempi che hanno portato la procura di Torino a indagare per falso in bilancio e non solo. Imbarazzi continui quelli provocati dall’ex rampollo di una delle famiglie imprenditoriali più prestigiose d’Italia.

Nel mezzo Agnelli ha speso milioni e milioni di euro per togliere i top player alle dirette concorrenti in serie A (Pjanic e Higuain arrivati con il pagamento delle clausole rescissorie) prima di arrivare a devastare le casse societarie con l’operazione Cristiano Ronaldo, che ha di fatto pesato sul collasso finanziario del club. Spese folli nel tentativo di vincere quella Champions League che rappresentava la vera ossessione della dirigenza bianconera.

Basti pensare agli ultimi cinque esercizi finanziari della sua Juventus. Bilanci che hanno rappresentato una vera e propria ecatombe per la casa madre Exor. Perdite registrate per 612,9 milioni nonostante i 700 milioni ricapitalizzati dal board bianconero. Una gestione finanziaria scellerata e assai spregiudicata – secondo i pm di Torino – con plusvalenze artificiali, false fatturazioni e, soprattutto, la spinosa questione della “carta segreta” (ma poi trovata…) sugli ‘stipendi Covid’ che sarebbero stati pagati fuori bilancio per arginare le perdite.

Una manovra, dal valore di circa 34 milioni di euro, che lo stesso Agnelli, da non esperto di economia e probabilmente mal consigliato da persone ritenute “fidate”, avrebbe voluto inserire nel bilancio 2021/2022 da votare a fine dicembre. Una posizione quella del presidente che rispetta sempre le regole che ha sconcertato non poco i tre sindaci di bilancio della società bianconera, entrati in carica da poco più di un anno, davanti all’insistenza del management sempre più preoccupato dalla gestione poco ortodossa.

Da qui il commissariamento e la discesa in campo di John Elkann che ha di fatto messo alle strette il cugino Andrea, ottenendo le dimissioni sue e dell’intero board della Juventus. Una mossa imposta all’ormai ex presidente dopo che la procura di Torino aveva chiesto addirittura i domiciliari (poi rigettati dal Gip). Procura che, dopo l’avviso di conclusione delle indagini di un mese fa, nelle scorse ore ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento sui conti della società bianconera. L’atto riguarda Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e altre 11 persone. Stralciate le posizioni dei tre componenti del collego sindacale.

Una inchiesta che mira a far luce sulle plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, le notizie false sulla manovra stipendi, le perdite di esercizio inferiori a quelle reali. E ancora: false comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ostacolo alle autorità di vigilanza. Reati che avrebbero potuto essere reiterati nel bilancio 2021/22 se fosse stato approvato: rischio che le dimissioni del cda hanno azzerato, tanto che la Procura ha deciso di rinunciare all’appello al Riesame, con cui chiedeva misure interdittive per gli indagati.

Agnelli avrà modo di difendersi nel corso del processo per dimostrare ancora una volta, se ancora qualcuno avesse qualche dubbio, che il rispetto delle regole è una prerogativa imprescindibile del suo mandato che, scudetti di fila a parte (ben nove, molti dei quali conquistati tra numerose polemiche), verrà principalmente ricordato per tutti questi scandali che hanno macchiato l’immagine di una società che dopo Calciopoli non riesce proprio a risollevare la propria reputazione.

 

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.