I riposizionamenti in politica sono comprensibili, talvolta dovuti. Specialmente quando si finisce di indossare la casacca di opposizione e si passa a mettere quella istituzionale dopo aver preso il timone del Paese. Sfumature, piccoli ripensamenti, leggere modifiche e ricette lievemente riformulate rispetto a quelle avanzate nel corso della campagna elettorale sono logica conseguenza una volta assunto il privilegiato ruolo di capo del governo. Ma sul Superbonus si è assistito a una vera e propria piroetta degna di nota: il centrodestra non solo ha mutato la sua linea, ma l’ha praticamente stravolta dopo aver fatto i conti con la realtà dei fatti. La coalizione prima delle elezioni si era schierata nettamente a favore del 110%, garantendo di tutelarne i diritti e di potenziare le agevolazioni edilizie.
Poi cosa è accaduto? Il 25 settembre 2022 il centrodestra ha vinto le elezioni, è stato premiato da una grande parte degli italiani ma – a differenza di quanto pronunciato in precedenza – ha dovuto guardare dritto in faccia una situazione i cui numeri fanno spavento. Un bagno di realtà inevitabile per i partiti che compongono l’attuale maggioranza, i quali non hanno potuto fare altro che prendere atto delle nefaste conseguenze provocate dal Superbonus. Rinunciando così agli slogan opportunistici della campagna elettorale.
Il 110% si è rivelato essere un fallimento a carico dei contribuenti, un cortocircuito tecnico-politico sulle spalle di chi paga le tasse. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha rivendicato l’operato del suo esecutivo, lasciando spazio ai numeri per giustificare le azioni messe in campo: «140 miliardi di euro di buco tolti alla sanità, all’istruzione, alle pensioni, per ristrutturare le seconde case e anche i castelli». Il concetto espresso dal presidente del Consiglio è corretto: il Superbonus è un libro dei sogni che in molti hanno confuso con quella che sarebbe dovuta essere la realtà. Nonostante le perplessità di alcuni, che fin da subito avevano messo in evidenza più di qualche dubbio e che per questo erano stati etichettati come contrari all’efficientamento. Nulla di tutto questo: semplicemente era la versione di chi non si era lasciato andare al becero qualunquismo ma aveva tracciato la rotta con gli occhi del realismo.
Non si può non rivolgere lo sguardo al passato. Alla mente tornano le dichiarazioni provenienti dal mondo di Fratelli d’Italia e della Lega. Il 17 settembre 2022, appena otto giorni prima delle elezioni politiche che avrebbero poi incoronato il centrodestra, Giorgia Meloni dai suoi canali social si rivolge agli elettori e sentenzia: «Le modifiche sempre più stringenti hanno mandato in crisi migliaia di piccole imprese del settore edilizio e hanno lasciato nel limbo migliaia di cittadini che avevano firmato contratti per lavori che poi sono stati bloccati spesso anche in corso d’opera. Fratelli d’Italia ha sempre chiesto che non si cambiassero le regole in corso». E adesso? Ora sono pronte le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate per richiedere il contributo a fondo perduto sugli interventi edilizi detraibili al 90% per quanto riguarda le spese sostenute dall’1 gennaio al 31 ottobre sugli immobili adibiti a prima casa e parti comuni condominiali. Il contributo è riservato ai proprietari con reddito fino a 15mila euro, introdotto dal Dl aiuti-quater con riguardo al 10% di spese non agevolate. La domanda andrà presentata dal 2 al 31 ottobre attraverso una procedura web che sarà disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia.
Sono bastate poche settimane dopo la vittoria delle elezioni e l’approccio dell’esecutivo ha assunto una postura chiara: dito puntato contro le truffe, toni alzati per gli sprechi, caccia alle risorse economiche. In sostanza una guerra al Superbonus. Giustissimo. Peccato però che l’atteggiamento della campagna elettorale fosse differente. Arriva il 28 agosto 2023 e Meloni parla di tragedia contabile, bollandola come la più grande truffa ai danni dello Stato. Che il governo abbia aperto gli occhi sul 110% è un’ottima notizia. Che il centrodestra abbia compiuto un’ampia giravolta è una constatazione.