Verso il 25 settembre
La politica costa, si pensi al finanziamento pubblico
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È il tempo di affrontare un tema delicato ed impopolare, con coraggio. Ci sono temi fondamentali per la crescita del Paese, e vanno approfonditi e seguiti, ed altri cruciali per la tenuta della democrazia. Fra questi c’è la vicenda dei costi della politica ed i partiti, con la grande stampa, non possono ignorarlo. La politica costa e continuare ad essere distratti sull’argomento provocherà danni. Tornare al finanziamento pubblico ai partiti e, più in generale, alla politica, è riflessione che deve tornare nell’agenda. Serve coraggio e serve restituire autonomia alla politica.
E’ in questi giorni che la questione torna centrale ma in troppi fanno finta, ancora, di non vedere. Costa, e lo sanno tutti, tenere aperte le sedi dei partiti, costa il personale che è al lavoro, costa l’intera organizzazione, costerà la campagna di comunicazione di ogni singolo movimento.
Senza il finanziamento pubblico i partiti sono, quasi totalmente, in mano ai privati. Ci sono quelli che, da sempre, ci mettono la faccia ed in prima persona e quelli, i peggiori, che tramano alle spalle per determinare classe dirigente e per indicare le priorità da affrontare. Pericolosi, questi ultimi. Non è un bene. Senza il finanziamento pubblico sarà, poi, come al solito, troppo forte il potere discrezionale della magistratura che deciderà, rischiando di modificare assesti e tendenze, quali saranno ritenuti interventi leciti e quali illeciti.
Si superi, allora, l’anomalia italiana, solo qui non esiste il finanziamento pubblico che c’è in tutta Europa. C’è in Germania, proporzionato ai voti ricevuti ed alla capacità di coinvolgere i privati (idea utile per l’Italia), c’è in Francia, misto ed aperto ai rimborsi elettorali, in maniera ‘simbolica’ nel Regno Unito. Si ponga con forza il tema. O si immagina un meccanismo incentivante, veramente tale, per i privati o si passa alla mano pubblica. Serve finanziare, per garantire trasparenza e possibilità uguali per tutti, per avere una politica più libera.
Serve finanziare le campagne di comunicazioni, tradizionali e sui social, per arrivare a tutti gli italiani, serve finanziare le scuole di formazione politica per formare classe dirigente competente, serve finanziare l’editoria di partito perché dai social, che semplificano eccessivamente, si passi anche al ragionamento. La democrazia ha un costo. Riflettano i partiti, nessuno tema l’ondata populista.
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