La politica estera sull’Ucraina, metastoricamente parlando, si muove tra badoglismo e la filosofia disastrosa dell’accordo di Monaco del 1938. Ossia, tra l’ambiguità badogliana e il cedere dei Sudeti alla Germania, da parte della Gran Bretagna e della Francia, nell’illusione che Adolf Hitler accontentato, avrebbe messo fine alla politica espansionistica. Tra parentesi, i Sudeti di oggi sono l’Ucraina da cedere alla Russia, così la pensano i “panciafichisti” nel corso dei decenni. Davanti al cedimento delle due potenze, fu un “incentivo Monaco” alla Germania per proseguire, portando alle massime conseguenze l’aggressione bellica, così si arrivò al Secondo conflitto mondiale.
La lezione di Monaco, fatte le debite differenze, è di grande attualità, per cui non possiamo sottrarci all’impegno di sostenere l’Ucraina. Quindi la politica estera deve essere chiara, senza equilibrismi di sorta. In Italia, ci sono tre tipi di posizioni sulla guerra di aggressione della Russia all’Ucraina: i filo Putin dichiarati, i neutralisti – pacifisti pendenti verso il putinismo e gli equilibristi. La stragrande maggioranza degli italiani sta con l’Ucraina tout court. Matteo Salvini è il filo putiniano per eccellenza, che nel governo fa il controcanto alla Meloni, Tajani e Crosetto. Il che è dimostrato dalla dichiarazione uscita da via Bellerio, poi ritirata, secondo cui si condannava “ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini”.
Meloni, Tajani e Crosetto sono costretti a fare gli equilibristi e ne è la prova il documento ufficiale della maggioranza in cui si ribadisce che le armi italiane inviate a Kiev, possono essere usate solo e soltanto per difendere l’Ucraina e non per attaccare la Russia. Quindi, le posizioni del governo sono scivolate verso Orban e si sono allontanate dall’Alto rappresentante Ue sugli affari esteri e sulla sicurezza, Josep Borrell, sull’utilizzo delle armi degli Stati Ue fuori dai confini Ucraini, cioè verso la Russia. In linea con Borrell, è il segretario generale della Nato, Stoltenberg. Nella riunione dei ministri degli esteri europei, Tajani, nostro malgrado, si è trovato al fianco Orban, mentre gli altri 25 ministri degli esteri, sulla posizione di Borrell e Stoltenberg.
Sull’Ucraina, il governo Meloni non può più ciurlare nel manico, deve prendere una posizione chiara e netta, perché è in gioco la salvezza di un popolo, avendo Putin deciso di sterminarlo. Nel caso di una vittoria di Putin, non avrebbero vita facile gli Stati baltici e, sommamente, la Finlandia e la Svezia. Quest’ultimi Stati sono entrate di recente nella Nato, per avere un ombrello protettivo, se l’Occidente cedesse sull’Ucraina, correrebbero grossi rischi, per via dell’imperialismo putinista. Chi fa il cripto putiniano, è il leader 5s Giuseppe Conte sventolando il pacifismo e sognando Trump a braccetto con Putin. In alcuni ambienti politici, culturali e artistici, senza avere alcuna cognizione storica, riscoprono la parola d’ordine evergreen pilatesca: né aderire alla guerra tra l’Ucraina e Russia, né sabotare gli aiuti a Kiev. Fuor di dubbio, sarebbe un atteggiamento di capitolazione, quanto quello tenuto dal premier inglese Chamberlain e dal presidente francese Daladier nei confronti di Hitler sulla cessione dei Sudeti.
Si badi bene che il governo italiano, non lo dice esplicitamente, ma biasima l’invasione ucraina nella regione russa di Kursk. Ripetiamo posizione ambigua e contraddittoria è l’opposizione. La Schlein è ondivaga, spinge, in modo contraddittorio, sull’ intervento della diplomazia per arrivare alla pace, evitando l’uso delle armi italiane in territorio russo, altrimenti, dice lei, ci potrebbe essere una escalation che potrebbe essere rivendicata da Mosca. La stessa Schlein è una equilibrista, per non dire ambigua, e invoca un appeasement tra Ucraina e Russia.
Basterebbe vedere come ha privilegiato i pacifisti, scegliendo, come vice capo gruppo alla Camera, Paolo Ciani, l’unico Dem ad aver votato contro l’invio di armi in Ucraina. Non parliamo dei candidati alle elezioni europee eletti nelle liste Dem: Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Sandro Rotolo, e così via. Tutte le scuse sono buone, per ritardare l’invio di armi agli ucraini, prova ne sia che la batteria anti aerea Samp-t ancora l’Italia deve spedirla, mentre la prima è stata distrutta dai russi. Due facce della medesima medaglia. Meloni, Tajani e Schlein non hanno capito che sostenere l’Ucraina si difende la democrazia, la libertà e l’identità dell’Europa e dell’Occidente.2