Cosa strana un ragazzo che segue e fa politica. Lo pensano in molti, e forse, in alcuni casi, anche a ragione. Ma per quanto mi riguarda sono consapevole di non essere l’unica “eccezione” E ne ho la prova ad ogni scuola di formazione fin qui organizzata da Matteo Renzi: sono infatti uno dei pochi ragazzi che hanno avuto la fortuna di partecipare a tutte e quattro le scuole di formazione, da quella al Ciocco “Meritare l’Italia” a quella in corso in questi giorni a Palermo. Per me la scuola di formazione ha un significato particolare, ha segnato l’inizio della mia passione politica: quando andai al Ciocco avevo solo quindici anni e non conoscevo nessun amico. In queste varie esperienze ho incontrato centinaia di ragazzi, alcuni dei quali ormai sono ormai storici amici, con i quali condivido l’entusiasmo, la passione e la voglia di fare politica.

Certo che non è facile appassionarsi alla politica in paese in cui quest’ultima è fatta di tweet e urli nei talk show e dove cresce una disaffezione verso la classe dirigente. L’antipolitica è ahimè un sentimento molto forte e insidioso che tende a convincerci che, come canta Francesco De Gregori nella sua canzone La Storia, “tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Ma l’importanza delle scuole di formazione politica è quella di dire che questo messaggio non è vero: c’è chi pensa al paese, al presente e al futuro. Durante queste scuole scommettiamo sul fatto che la politica torni ad essere la forma più alta di espressione di quell’“I Care” scritto da Don Milani nella scuola di Barbiana.

Siamo a Palermo per mandare un messaggio: ci mettiamo in gioco perché siamo un bacino di potenzialità e energie da liberare per questo paese, dove ahimè talvolta la politica diventa populismo e si riduce ad essere fatta solo da rimpalli di responsabilità, mancanza di progettualità per il futuro, insulti e urla. Dimostriamo che non è vera quella narrazione dominante su una generazione che non ha voglia di fare, di conoscere, di appassionarsi. Consapevole che l’unica risposta al populismo dilagante è l’educazione, sono per questo contento di appartenere ad una comunità, ad un partito, che mette al centro proprio la formazione delle nuove generazioni. Ripartire dalla formazione, troppe volte dimenticata, è un dovere civico, morale e sociale.
La scuola, sia che intendiamo quella politica che quella di tutti i giorni, rende liberi di scegliere, fa pensare, riflettere, mette in moto idee. È un luogo nel quale si sviluppano relazioni umane e dove si cresce costantemente confrontandosi. Quante volte ci capita di sentire le persone scoraggiate, anche spesso adulti che si domandano pensierosi quale futuro sarà riservato a noi ragazzi: noi dobbiamo provare a sfatare una prospettiva di un futuro grigio, senza speranza. Siamo noi stessi la speranza per un futuro migliore.

Dobbiamo incarnare la “generazione Enea”, colui che pur stremato, rimette insieme le macerie e costruisce una nuova patria, che più che la terra dei padri dovrà essere la terra dei figli. Siamo noi quelli che devono impegnarsi in prima persona per prendere il presente e raddrizzare il futuro. Solo credendo in certi valori e condividendo ideali riusciremo a costruire un paese migliore. Per farlo ci vuole talento, merito, uguaglianza vera. E in questi giorni cerchiamo appunto di “meritarci l’europa”. Forse puntiamo anche troppo alto, ma se non ci permettiamo noi a vent’anni di essere un po’ sognatori anche con un pizzico di follia, a chi potremmo lasciare costruire il futuro? Siamo solo noi padroni del futuro da costruire, insieme. E le scuole di formazione sono solo un importante primo passo.

Martino Bertocci

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