“I rivoltosi, condannati a morte per Muharebeh o Fesad fel arz (Guerra contro Dio e Corruzione sulla Terra, due capi d’accusa della legge islamica iraniana) saranno impiccati presto”. Lo ha detto il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, secondo quanto riporta l’Irna, riferendosi a un gruppo di persone arrestate durante proteste dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto. “Sono state emesse anche altre sentenze di reclusione a lungo termine”, ha aggiunto Ejei, avvertendo che coloro che provocano la rivolta popolare o incoraggiano altri a scioperare, saranno presto convocati.

L’ong Iran Human Rights, con sede in Norvegia, denuncia che regime iraniano avrebbe giustiziato più di 500 persone dall’inizio del 2022 a oggi, molte più che nell’intero 2021. L’aumento delle esecuzioni è attribuibile alle massicce proteste popolari che hanno incendiato il Paese da settembre scorso. Nel conteggio dell’Ihr sono incluse le quattro persone che sono state messe a morte domenica scorsa con l’accusa di lavorare per lo spionaggio israeliano, e che sarebbero state giustiziate nella prigione di Karaj, il famigerato carcere di Gohardasht nei pressi di Teheran, sette mesi dopo l’arresto. “Sono stati condannati a morte senza un regolare processo in un giudizio a porte chiuse della Corte della Rivoluzione”, ha riferito il direttore della ong, Mahmood Amiry-Moghaddam, secondo cui queste esecuzioni hanno lo scopo di diffondere un clima di paura sociale e di distogliere la pubblica opinione dagli errori dell’intelligence della repubblica islamica. Secondo Ihr il numero delle esecuzioni nel 2022 è già superiore a quello di ciascuno degli ultimi cinque anni. I giustiziati sono stati almeno 333 nel 2021, con un incremento del 25% rispetto ai 267 del 2020.

Amnesty International stima invece le esecuzioni del 2021 in 314. Il dato è comunque più alto rispetto a quello di qualsiasi altro Stato dove vige la pena capitale, esclusa la Repubblica Popolare Cinese per cui ci sono solo stime ipotetiche che calcolano in migliaia l’anno i condannati messi a morte. Sono al momento 26 i cittadini iraniani, tre dei quali minori, chiamati a rispondere di accuse per cui rischiano la forca, tutte connesse alle sommosse di piazza degli ultimi mesi.

Intanto il procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato che la polizia morale è stata abolita dalle autorità competenti, come ha riferito l’agenzia di stampa Isna: “La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”, ha detto ieri nella città santa di Qom. Nessuna conferma dalle autorità come riporta al Jazeera: “Non ci sono conferme sul fatto che il lavoro delle unità di pattugliamento, ufficialmente incaricate di garantire la ‘sicurezza morale’ nella società sia effettivamente terminato”. “Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’Iran ha detto che la Guidance Patrol è stata chiusa“, precisa poi la tv di stato iraniana in lingua araba Al-Alam, citata da Cnn che ha chiesto un commento ufficiale al ministero dell’Interno di Teheran.

Indetti, sempre in queste ore, “i tre giorni che faranno la storia di questa rivoluzione iraniana”. Più di cinquanta città hanno aderito alla chiamata di sciopero generale lanciato dai manifestanti, attraverso appelli su Telegram e Twitter e volantini distribuiti per le strade, per tre giorni, dal 3 al 7 dicembre, mentre il capo della magistratura iraniana incolpa “i rivoltosi” di aver minacciato i negozianti e di averli obbligati a scioperare e il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie afferma che non avrà più “nessuna pietà” nei confronti dei “teppisti e terroristi” alla guida delle proteste

Riccardo Annibali

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