L'analisi
La porta Santa a Rebibbia nell’anno nero delle carceri: il segnale di speranza da Papa Francesco
Suicidi, morti, sovraffollamento, raddoppiato il numero dei detenuti in attesa di giudizio, 19mila detenuti stranieri, 17mila tossicodipendenti, più di 4mila malati di mente dietro le sbarre. Il carcere è diventato una discarica sociale, un ospizio per i poveri, dove regna la parola “punizione”, un termine drammatico che ogni epoca tenta di riscrivere. E il valore dell’accudimento, dell’inclusione sociale? La certezza della pena passa attraverso la qualità della pena che si coniuga con il diritto al lavoro, alla salute, allo studio, all’affettività, alla territorialità. Mi colpiscono i 24 detenuti morti per cause ancora da accertare. La prima Regione per suicidi è la Campania con 11 vittime; segue il Veneto con 9. I primi tre istituti penitenziari per numeri di suicidi sono stati Poggioreale, Verona e Prato con 4 morti. E oltre agli 88 suicidi non possono sfuggire i 2.035 tentativi di togliersi la vita. Non c’è stata una strage solo per il pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria.
2024, l’anno nero del carcere
Il 2024 è stato l’anno nero del carcere. Come si può non valorizzare la scelta di ieri del Papa di aprire la Porta Santa in un carcere? È la prima volta che succede nella storia del Giubileo. Un unicum nella tradizione della cristianità che – non a caso – arriva nel giorno di Santo Stefano, primo martire della Chiesa cattolica. Dichiarare il carcere di Rebibbia una Basilica: un segno di speranza per tutte le carceri del mondo che fa di Rebibbia un’icona universale della vicinanza della Chiesa ai detenuti.
Il segnale di speranza
Il Papa, nel documento di indizione dell’Anno Santo, ci dice: “Nell’anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai governi che nell’anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”.
Un carcere che diventa Basilica
Questa è la ragione per cui è particolarmente preziosa la decisione del Papa di aprire una Porta Santa anche nel carcere di Rebibbia per ricevere l’indulgenza. Nelle carceri di tutto il mondo si guarda adesso a un orizzonte nuovo di speranza e di misericordia. Un carcere che diventa Basilica deve essere per i governanti, in particolare per quelli che si professano cristiani, un esempio concreto. Spero che abbiano letto la bolla d’indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025, “Spes non confundit”, in cui ai governanti si chiedono apertamente “forme di amnistia o di condono della pena”.
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