Il rapporto "L'anello debole"
La povertà ai massimi storici, l’allarme Caritas: scomparso “l’ascensore sociale” e il Reddito di cittadinanza non basta
Una Italia sempre più povera, dove il famoso “ascensore sociale” non esiste più, anzi, chi nasce povero non riesce più ad uscire da quella catena restando attaccato ad un “pavimento appiccicoso”. È questa la metafora utilizzata dalla Caritas nel suo XXI Rapporto su povertà ed esclusione sociale, intitolato “L’anello debole” e pubblicato in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà.
Un documento di 138 pagine che prende in esame statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto su tutto il territorio nazionale, che conferma un trend emerso chiaramente durante la pandemia di Covid-19: a povertà assoluta nel 2021, scrive la Caritas, “conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia di Covid”.
La questione meridionale
Pa famiglie in povertà sono un milione e 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione), numeri che poi vanno analizzato a livello territoriale e mostrano ancora una volta la spaccatura del Paese e l’attualità della ‘questione meridionale’: l’incidenza della povertà si conferma infatti più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020), mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).
Giovani sempre più poveri
L’altra questione che appare evidente è quella delle gravi difficoltà delle fasce più giovani del Paese, che soffrono maggiormente le condizioni di povertà nonostante i proclami di gran parte della classe politica nostrana, che si spertica in proposte a favore dei pensionati. La percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e ‘solo’ al 5,3% per gli over 65, un valore dunque sotto il la media nazionale.
Un problema che deriva anche dallo “sticky grounds”, come lo definiscono gli autori dello studio, ovvero l’alta possibilità per chi proviene da un contesto familiare di fragilità di rimanere “attaccati al pavimento appiccicoso”. I casi di povertà intergenerazionale pesano infatti per il 59%, con il dato nelle Isole e nel Centro più marcato, rispettivamente al 65,9% e al 64,4%
Il fattore reddito di cittadinanza
Nel Rapporto Caritas vi sono ampie critiche al Reddito di cittadinanza, ma ‘contrarie’ di fatto a quelle che arrivano dall’agone politico. Per l’organismo Cei la misura simbolo dei 5 Stelle per contrastare la povertà (e creare lavoro), che la destra ha promesso di abolire o quantomeno riformare, viene percepita da 4,7 milioni di persone “ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%) e solamente il 22,3% di quanti si rivolgono alle Caritas”.
La proposta è dunque quella di “assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti”, da chi cioè non è in grado di assicurarsi beni e servizi essenziali, ricorrendo invece ad altre “politiche di welfare pubblico, più adatte” per i poveri relativi, a rischio di indigenza ed esclusione sociale, che necessitano di un’occupazione e un reddito dignitoso.
Sul Reddito di cittadinanza il messaggio al futuro governo, probabilmente a guida Giorgia Meloni, è però chiaro. “C’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione”, è in fatti il commento del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi.
Lo scenario per il 2022
Per essendo ancora in corso, anche per il 2022 lo scenario che vede la Caritas non è positivo. I dati raccolti fino ad oggi “non preludono ad un ridimensionamento della povertà, tutt’altro: da gennaio ad oggi il numero delle persone seguite ha superato il totale di quelle aiutate durante l’intero anno 2019”, spiega l’organismo Cei, che motiva queste difficoltà negli strascichi della pandemia, nell’aumento di inflazione e dei prezzi di gas e luce “fuori controllo”, oltre all’aumentare dei tassi di interesse dei mutui, effetto collaterale delle politiche monetarie della Bce per ridurre l’inflazione.
Che la situazione di quest’anno non sia migliore di quella presa a riferimento per il Rapporto, ovvero il 2021, viene evidenziato anche segnalando il caso emblematico che arriva dalla diocesi di Potenza. Il 41% dei nuovi poveri, ovvero persone che non si erano mai rivolte alla Caritas, lo hanno fatto nel primo semestre di quest’anno per problemi legati al pagamento delle bollette.
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