Senza rifugiarsi nella fantapolitica – anche se nella politica italiana è, ormai, tutto possibile – non ci vuol molto a capire che la prossima piroetta di Matteo Renzi potrebbe essere quella di approdare nuovamente nel Pd. Per riconquistarlo, però. Del resto non serve uno scienziato della politica, un indovino o un politologo per sapere che un piccolo partito personale – come appunto Italia Viva – non può durare a lungo. E man mano che i sondaggi lo avvicinano pericolosamente all’1%, una decisione andrà pur presa. Ovviamente – e come sempre – senza consultare nessuno, come è capitato recentemente dopo aver abbandonato il progetto centrista per approdare nel “campo largo” delle sinistre.

Renzi, non solo “sfollavoti”

Ed è lì che, appunto, serve un altro colpo di genio. L’ennesimo. E l’approdo più naturale, com’è ormai evidente a molti, è quello di ritornare nel Pd. Attenzione, non soffermiamoci sugli allarmi – sempre un po’ ridicoli e grotteschi – su chi continua a vedere Renzi come uno sfollavoti”. Certo, è vero anche questo se lo confermano quasi tutti i sondaggisti. Ma l’aspetto più ghiotto di questo approdo – quando avverrà – sarà quello di registrare il comportamento concreto dei moltissimi renziani ancora presenti e momentaneamente silenziosi all’interno del principale partito della sinistra italiana. Questo perché, conoscendo le straordinarie capacità politiche, la destrezza tattica e la spregiudicatezza nei movimenti di Renzi – ma non più di aggregazione elettorale per ragioni evidenti a quasi tutti – non ci vorrà molto per ritagliarsi uno spazio importante prima e riconquistare poi l’intero partito. Epilogo che, come è ovvio, oggi tutti rinnegano ma che appena ci saranno le condizioni concrete può avverarsi con una rapidità impressionante.

Renzi, il Pd e la reazione delle (mille) correnti

Ed è proprio in quel momento – presto o tardi, comunque sia, capiterà – che sarà divertente registrare la reazione delle mille correnti che compongono l’attuale Pd. Correnti di potere, come tutti sanno, che non centrano assolutamente nulla con le correnti rappresentative di pezzi di società o che si differenziano per motivazioni riconducibili alla cultura politica. No, si tratta di gruppi di potere che si adeguano in tempi rapidissimi a chi può comandare nel partito e che distribuisce, di conseguenza, le candidature ai vari livelli e nomina esponenti negli svariati sottogoverni. E chi meglio di Renzi può interpretare quel “sentiment” e farsi carico di quelle aspettative di potere e di concreta occupazione del potere?

Ecco perché, sommando i vari passaggi che vengono sapientemente e intelligentemente costruiti – l’ultimo, per dovere di cronaca, la presenza di molti esponenti dem al convegno (Meritare l’Europa, riservato ai giovani) di Italia Viva a Gaeta – non ci vuole molto a capire che quell’epilogo si sta avvicinando. Fuorché subentrino altre miracolistiche e imprevedibili piroette che possono cambiare radicalmente lo scenario in corso d’opera. Ma, per fermarsi al “piano principale”, come si suol dire, non c’è Conte che tenga alla realizzazione di un progetto politico che può offrirci anche momenti di divertimento su come si costruisce un consenso in un partito pur non avendolo più all’interno della società.