Pensare di trasportare una formula politica valida in un contesto, in un’altra situazione e ottenere lo stesso risultato è una clamorosa ingenuità. E allora, perché questa pubblicazione, che ha l’obiettivo di presentare alcune idee della traiettoria del partito laburista britannico guidato da Starmer? Con questo instant book, come lo chiamerebbero gli inglesi appunto, non vogliamo proporre dei parallelismi meccanici, che risulterebbero fuori luogo e superficiali. Vogliamo presentare alcune idee politiche di sinistra per affrontare le contraddizioni di oggi. E vogliamo spingere a ragionare sulla fatica che un partito deve fare per dotarsi di una piattaforma solida per avere abbastanza voti per tornare a governare. Un partito plurale, come il Labour, non personalistico, che sa mutare pelle e leadership rimanendo ancorati alla appartenenza del campo progressista.

L’epoca che viviamo impone alla sinistra occidentale di ripensarsi a fondo. Viviamo in anni in cui è difficile credere che il mondo stia evolvendo verso una sistema più giusto, più equilibrato, più sostenibile. L’impegno dei progressisti, quello cioè di lavorare perché ogni giorno sia un giorno migliore per almeno qualcuno in più, sembra sempre più spesso una fatica di Sisifo. L’irrompere della guerra dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha messo in crisi l’ideale di solidarietà internazionale alla base della visione del mondo dei partiti socialdemocratici occidentali. La crisi climatica, le enormi contraddizioni della transizione digitale presentano sfide per il lavoro e la qualità della vita. La crisi pandemica, inoltre, ha reso evidente il rischio di un sistema sanitario pubblico indebolito e ha rafforzato l’esigenza di un intervento pubblico in economia. La destra ha un gioco facile: propone agli elettori un racconto pieno di nostalgia, spiegando che tutto può tornare come era un tempo. Per le forze politiche che provano a misurarsi con il futuro, il terreno è molto più accidentato. Alcuni partiti politici a sinistra in Occidente si rifugiano nella politica dell’identità, nel noi contro loro, nei nostri valori contro il loro oscurantismo.

La destra che avanza va certamente contrastata sul piano dei valori e della visione del mondo. Ma elettoralmente non basta. I cittadini chiedono anche risposte a problemi materiali sempre più pressanti: il carovita, la qualità del lavoro, i conflitti che derivano da società sempre più multiculturali. È qui che la strada percorsa dal Labour di Starmer diventa accattivante: la scelta di mettere il Paese prima del partito, cioè di presentare una piattaforma che parli non del Labour ma dei problemi del Regno Unito e di come risolverli, può essere un percorso da seguire. Il Labour ha provato a interrogarsi su cosa fosse successo al Regno Unito in questi 14 lunghi anni di governo conservatore, e ha provato a dare alcune risposte innovative ai bisogni, alle aspirazioni, alle preoccupazioni dei cittadini. Alcune delle idee del Changed Labour sono state inserite in questa pubblicazione e meritano di essere lette, approfondite, discusse. Alcune idee sono molto specifiche rispetto alla situazione del Regno Unito, altre hanno una valenza più generale. Talmente generale da essere uno spunto per una quarta via, una nuova impostazione progressista che supera la globalizzazione e il mondo piatto e si pone l’interrogativo di quale Stato può rigenerare la politica economica, proteggere i confini e i valori dell’Occidente, rilanciare i salari e la produttività, proteggendo i lavoratori.

Il Labour questa volta può tornare al governo, ma non è stato facile arrivare pronti al voto del 4 luglio 2024. Dal 2010, da quando cioè lo sguardo corrucciato di Gordon Brown è stato sostituito da quello allora più guizzante di David Cameron, che all’epoca sembrava essere una forma innovativa e mite di conservatorismo, a oggi il Labour ha sbagliato strada tante volte. Non è stato facile metabolizzare l’eredità di Tony Blair né superare le fratture provocate nel partito e con la società dall’impostazione di Jeremy Corbyn. La piattaforma con cui il Labour ha affrontato le urne è sì il frutto del lavoro tenace di Keir Starmer ma è anche debitrice di tutti quei candidati – da David Milliband a Yvette Cooper a Lisa Mandy – che dal 2010 a oggi hanno provato a confrontarsi con la sfida della leadership, perdendola. È anche dalla loro esperienza che si è potuti arrivare a una piattaforma credibile e convincente. Abbiamo pubblicato questo libretto perché alcune idee del Labour possono essere utili pensando all’Italia.

Fatte le dovute differenze vediamo alcune analogie: anche in Italia c’è una grande esigenza di gestire come protagonisti la transizione digitale ed ecologica – il governo Meloni non ha né idee né intenzione di farlo – in un contesto di impoverimento delle classi medie e lavoratrici e di deserto demografico che rende i conti pubblici sempre più precari e il Paese sempre più povero di nuova linfa e idee di futuro. Abbiamo messo insieme queste idee, proponendole al lettore italiano perché siamo affascinati dal lavoro fatto da Starmer e dal suo governo ombra partendo dalla loro capacità di ascoltare e sintonizzarsi sulle richieste e sui problemi dei cittadini. Traducendo e scrivendo queste pagine non abbiamo mai smesso di pensare alla sfida elettorale altrettanto impegnativa che il Partito a cui siamo iscritti dovrà affrontare nei prossimi anni. Sappiamo che il PD dà il meglio di sé quando genera speranza, quando delinea un’idea di Italia. Quando dalla discussione interna riesce a trarre idee, forza. Speriamo con queste pagine di poter dare un contributo utile.

Nel primo capitolo dedicato ai materiali abbiamo raccolto alcuni stralci dal manifesto del Labour, il programma di Governo per la prossima legislatura. Si tratta di un corposo documento ricco di cifre, dati, di cui abbiamo cercato di estrarre le parti con maggiore valenza generale. Ci sembrava doveroso partire da qui, dalla lettera di presentazione del Labour ai britannici, contenente proposte su energia, sicurezza, geopolitica e salute. Tutti argomenti centrali nel programma del Labour e, non a caso, anche centrali nella proposta che il PD, guidato da Elly Schlein va delineando per un governo alternativo a quello della destra italiana. A seguire ci siamo concentrati su un importante documento di analisi della situazione geopolitica e sulle sue ricadute in termini di lavoro e sviluppo, un paper di Progressive Britain, fondazione collegata al Labour e parte della FEPS, la fondazione che riunisce tutti i think tank europei progressisti. Il paper ha il merito di tratteggiare un pensiero di lungo respiro per la sinistra occidentale che deve reagire alla perdita del potere d’acquisto delle classi lavoratrici con la globalizzazione, la quarta via che coniuga un nuovo ruolo per lo Stato nella protezione del lavoro e del salario in un contesto geopolitico incerto e multipolare.

Nel secondo capitolo ci siamo concentrati sul nuovo ruolo dello Stato imprenditore e innovatore tratteggiato dal Labour, l’intervento pubblico in economia torna di moda? Sì se fatto con una finalità di guidare il mercato verso nuovi interessi pubblici, senza piegarsi agli interessi partecipati. In questo è determinante il ruolo delle partecipate pubbliche, dei fondi di sostegno agli investimenti, della formazione continua, delle politiche attive e del sistema finanziario. Nel terzo capitolo abbiamo preso in esame la prospettiva internazionale del Changed Labour. La leadership di Starmer ha il merito di non aver mai evitato di affrontare in modo chiaro nessuna delle grandi questioni dell’agenda internazionale, ricostruendo la credibilità del proprio partito in quest’area che è forse quella nella quale l’impronta di Corbyn ha causato il più grave smottamento elettorale.

Nel quarto capitolo due chiacchierate con Diego Castagno in cui proviamo a spiegare perché per noi è così importante l’esperienza del Labour di Starmer e cosa ci affascina, dal nostro punto di vista è una nuova traiettoria che può essere uno stimolo utile per le diverse sensibilità che popolano il PD a livello nazionale e locale. In particolare il Nord Italia, il suo tessuto di piccola impresa, di servizi, di attrattività per gli investimenti può essere un luogo dove molte delle idee che troverete in questo libro possono attecchire in una dimensione di prospettiva di crescita sostenibile. La conclusione è stata affidata al senatore Filippo Sensi a cui abbiamo chiesto di aiutarci a tratteggiare il metodo e le parole con cui Keir Stramer e il Changed Labour hanno saputo metabolizzare il passato e costruire una credibilità rinnovata per ampie fette dell’elettorato anche fuori dalle grandi città britanniche. Speriamo che questo lavoro possa essere uno stimolo alla discussione in Italia, nel PD e tra le varie forze di opposizione su come mettere al centro i bisogni del Paese, dei lavoratori, di chi si sente marginalizzato dai processi economici prodotti dalla globalizzazione. Quando Keir Starmer è stato contestato, durante la presentazione del programma del Labour ha reagito dicendo “Capisco ma eravamo il Partito della protesta, ora siamo quello per il Governo”. E noi non possiamo che augurargli che sia così, buon lavoro, premier Starmer!

Lia Quartapelle, Pietro Bussolati, Filippo Sensi, Diego Calcagno

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