Vox populi
La rabbia dei commercianti contro la stretta di De Luca: “Ci chiudono ma poi le tasse le vogliono tutte”
Per i vicoli del centro storico di Napoli il clima è tesissimo. Appena saputa la notizia della nuova ordinanza del governatore della Campania Vincenzo De Luca, la rabbia ha preso il posto della speranza che le cose potessero andare meglio dopo la batosta del lockdown. E invece non è così: i locali devono chiudere entro le 23. “Come se il voris circolasse solo dalle 23 alle 6 del mattino”, ironizza un vinaio del centro storico.
“È un’ordinanza sbagliatissima – dice una barista che ha sempre il locale pieno dopo le 23 – De Luca venisse a vedere come noi commercianti ci impegniamo a rispettare tutte le regole e a fare rispettare da tutti”. “Noi chiudiamo prima, ma poi ci saranno molte più corse degli autobus per evitare gli assembramenti? – dice il proprietario di uno storico bar in piazza Bellini, cuore della movida napoletana – Ci saranno posti di blocco con forze dell’ordine che ti riaccompagnano fino a casa come in Cina? Non credo proprio, per me questa pagliacciata durerà qualche settimana e poi basta”
Molti commercianti credono che la vera lotta sia contro la movida più che contro il coronavirus. “È una storia che dura da quando ho aperto il negozio 40 anni fa – spiega uno dei commercianti del centro storico – c’è casino fino alle 4 del mattino e la gente non ne può più. Questa della pandemia è una buona scusa per risolvere quell’altro problema”.
Intanto mentre il Governo nazionale sembra non avere intenzione di chiudere anticipatamente bar e ristoranti i commercianti campani già fanno i conti con le tasse. “Ci chiudono e poi vogliono tutte le tasse per intero, comprese bollette e affitti – dice un’altro commerciante – E non capiscono nemmeno che se si blocca il commercio si blocca tutto. Io dallo Stato ho avuto solo 1.200 euro a fronte dei 90mila euro di incasso perduto. Con quali soldi pagherò le tasse?”
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