Fermi tutti. L’indagine su Luis Suarez non andrà avanti, almeno per un po’. Arriva nel pomeriggio di ieri la decisione del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone di sospendere, a tempo indeterminato, tutte le attività investigative sull’esame di italiano del calciatore dell’Atletico Madrid. La decisione arriva dopo giorni di fughe di notizie: «Sono indignato per quanto successo finora, compreso l’assembramento dei mezzi d’informazione oggi sotto la Procura. Faremo in modo che questo non accada più», ha dichiarato Cantone. La procura ha aperto un fascicolo per accertare tutte le eventuali responsabilità.

Ripetute violazioni del segreto istruttorio, dunque, la motivazione all’origine dello stop imposto dal procuratore. L’eccessiva attenzione mediatica riservata alla vicenda negli ultimi giorni aveva particolarmente infastidito Cantone che, con questa mossa, spera di ripristinare il giusto livello di riservatezza delle indagini e alleggerire le pressioni delle ultime ore. Il quadro delle responsabilità è però ancora tutto da chiarire, l’indagine era partita in maniera del tutto casuale. Le intercettazioni che hanno fatto esplodere il caso dell’“esame farsa” erano state autorizzate nell’ambito di un’indagine ben diversa, che verteva sull’accertamento di presunti buchi di bilancio dell’Università per Stranieri di Perugia. Al momento sono due gli indagati: Simone Olivieri, direttore generale dell’Università, e la rettrice Giuliana Greco Bolli, accusati di concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Alla rettrice vengono contestate anche la rivelazione di segreti d’ufficio e falsità ideologica. Sarebbe proprio Greco Bolli, inoltre, la protagonista di una intercettazione con l’esaminatore dell’ex attaccante del Barcellona, il professor Lorenzo Rocca. 

Suarez ha sostenuto l’esame per ottenere il B1 di italiano il 17 settembre scorso, titolo necessario per completare la richiesta per ottenere la cittadinanza italiana. La vicenda è esplosa il 22 settembre, cinque giorni dopo l’esame. E più esattamente tre settimane dopo l’entrata in vigore della nuova legge sulle intercettazioni. Decisione clamorosa e decisamente inusuale quella della procura di Perugia su un caso che indigna ma che a qualcuno fa scappare anche una risata. «Non spiccica ‘na parola di italiano», avrebbe detto uno dei professori. Esame superato in soli 12 minuti. Nelle mani degli inquirenti, oltre alle intercettazioni telefoniche anche i tabulati telefonici e i video delle riunioni dei docenti che sarebbero stati incaricati di “consegnare” le domande d’esame, cosicché Suarez potesse imparare a memoria le risposte.

Nella giornata di ieri si sono svolti gli interrogatori ai legali della Juve, Luigi Chiappero e Maria Turco, come persone informate sui fatti, dunque non indagate. «Abbiamo ascoltato le domande, pensiamo di aver contribuito in maniera positiva alla ricostruzione dei fatti nella nostra veste di testimoni e che ci è servita per ribadire la trasparenza del nostro operato professionale in un clima assolutamente sereno e costruttivo», ha detto Chiappero, storico legale della Juve. «La società Juventus è estranea a qualsiasi addebito», ha chiarito rispondendo alle domande dei giornalisti prima di lasciare gli uffici del procuratore. La Turco è l’avvocato che ha materialmente seguito la pratica con il direttore generale dell’università Olivieri, che è invece indagato.

Chiappero, dal canto suo, ha assistito a una delle telefonate tra la collega e Olivieri. La Juventus aveva rinunciato il 15 settembre all’ingaggio del calciatore uruguaiano ma dall’indagine sembrerebbe emergere che i dirigenti bianconeri si fossero presi la briga di contattare i vertici dell’Università proprio per far superare l’esame a Suarez, così da poterlo inserire senza problemi nelle liste della Champions. Dalle investigazioni è emerso dunque che gli argomenti della prova sarebbero stati concordati in anticipo e i punteggi assegnati addirittura prima dell’esame. Resta adesso solo da aspettare che la procura, alleviata la pressione sul “caso Suarez”, decida di ripartire.