La recensione
La regina del silenzio, il capolavoro di Marie Nimier: la ricerca del padre scrittore, uno scavo nel tempo e nel vuoto
Vincitore del prestigioso Prix Médicis, “La regina del silenzio” è il capolavoro di Marie Nimier, una delle voci più influenti e più amate dai lettori francesi, che esce ora per le Edizioni Clichy (trad. di Fabrizio Di Maio). C’è una frase in questo romanzo che ne è un po’ la chiave: “Il mestiere di bambino”. La vicenda ruota intorno a questo. “Ho ricevuto la cartolina di mio padre, che in lettere maiuscole mi chiedeva: COSA DICE LA REGINA DEL SILENZIO? Se quella frase mi ha segnato così profondamente, se sento il bisogno di trascriverla ancora e ancora, è perché proponeva un enigma impossibile da risolvere per la bambina che ero, enigma crudele e affascinante che riassume tutte le difficoltà del mestiere di bambino”.
Ecco dunque la storia: Marie ha soltanto cinque anni alla morte di suo padre, Roger Nimier, che è stato realmente un notissimo scrittore e intellettuale. Da qui parte la ricerca del padre. L’autrice ricostruisce la sua immagine attraverso testimonianze di familiari e amici, ognuno lo descrive di volta in volta, o anche simultaneamente, come un uomo affascinante, serio, bugiardo, leale, tenero, indifferente e maldestro nei sentimenti. L’inchiesta della figlia sul padre è insieme piena di tenerezza e atroce, buffa e dolorosa. Il suo è uno scavo nel tempo, nel vuoto, in ciò che è rimasto dell’amore. Alla domanda che lui le aveva scritto su una vecchia cartolina, tra le poche cose lasciate alla figlia (“Cosa dice la regina del silenzio?”) adesso lei può rispondere: “Niente, scrive”. Un romanzo dallo stile raffinato, nel quale si svelano senza pietismi ma anche con immenso amore le dinamiche tra genitori e figli, le delusioni e le speranze, la perdita e il vuoto.
© Riproduzione riservata