L'intervento
La retorica sui ‘negri’ per non perdere consenso
C’è stato un periodo in cui ne arrivavano pochi. Anziché chiudere i porti (questo lo avremmo fatto dopo) aiutavamo i libici a riempire e sigillare i campi di concentramento allestiti laggiù, e se ne scappavano alcuni non c’era problema perché finivano affogati davanti alle nostre spiagge. I pochi che sopravvivevano a questa civile selezione erano distribuiti secondo il protocollo messo a garanzia della tenuta democratica del Paese: un po’, stagione richiedendo, nelle piantagioni schiaviste, e gli altri nei lager domestici. Questo bel programma cominciò a fare acqua perché gli aguzzini libici, per quanto noi li aiutassimo a mantenere in efficienza l’organizzazione dei carnai, più di tanto non potevano fare: diciamo che l’accuratezza delle operazioni di stupro e tortura non garantiva alla perfezione il contenimento (dopotutto parliamo di negri, notoriamente indisciplinati). Il dispositivo mostrava dunque qualche segno di inefficacia, ma per fortuna è arrivato Salvini ad affinarlo e pace se poi gli hanno uccellato il governo: perché il suo bel lascito, vale a dire il bis dei decreti sicurezza, i successori progressisti se lo sono tenuto ben stretto.
Adesso si tratta, come si dice, di tesaurizzare. Innanzitutto occorre, come spiega Marco Minniti al Foglio che la Lega non sia lasciata sola a strillare che i negri portano le malattie: la sinistra deve mostrare che non è da meno, ça va sans dire con linguaggio opportuno, e dunque non deve negare e anzi deve dire con la dovuta chiarezza che «c’è un’evidente correlazione tra immigrazione e Covid». Così si compete congruamente sul campo xenofobo, che non vorrai mica abbandonarlo all’esclusiva del Truce: per un elettore leghista che li vorrà ributtati in mare perché sono sporchi negri, c’è un elettore progressista che reclamerà la stessa cosa ma in base alla democratica causa del nesso eziologico. L’idea che «l’evidente correlazione» dovrebbe indurre a una tutela supplementare, cioè farli scendere e curarli, anziché istigare a una discriminazione aggiuntiva, pare identicamente estranea a destra e a manca.
Idem sul sacrosanto diritto degli italiani di scegliersi semmai gli immigrati giusti. Non sia mai che soltanto Matteo Salvini possa fare comizio in argomento. Quello dice che dobbiamo prendere solo i migranti con conto in banca e catechizzati? E noi diciamo che d’ora in poi mandiamo alle nostre ambasciate una lista con gli immigrati di cui abbiamo bisogno, così facciamo entrare solo quelli che servono (è sempre Minniti). E anche qui: l’idea che questi scappano dalla fame, e dunque non sono manager in cerca di consulenze meglio pagate, appare abbastanza trascurata da una parte e dall’altra visto che ragionano come se si trattasse di organizzare delle visite aziendali. Cosa fai con quella che ti arriva con due bambini in braccio e uno nel ventre, dopo che le hanno sgozzato il marito? La rispedisci laggiù perché non ne hai bisogno? Eppure si va avanti così, ciascuno con la propria retorica fuorviante e vigliacca e tutti uniti nell’identico desiderio di cavarne consenso: o di non perderne, che riesce a essere anche peggio.
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