L’idea dello Sceriffo per il rilancio del turismo
La ricetta greca di De Luca per rilanciare il turismo, ma sui vaccini alle isole è già in netto ritardo
Come scriveva Kavafis? «Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante». C’è da scommettere che Vincenzo De Luca abbia riletto i versi del poeta greco prima di indicare la strategia che, a suo dire, dovrebbe traghettare la Campania fuori dalla crisi sanitaria ed economica innescata dal Covid. Il governatore l’ha ribadita nel corso del consueto videomessaggio del venerdì: entro la fine di aprile tutti gli operatori turistici delle isole di Capri, Ischia e Procida saranno vaccinati; contemporaneamente prenderà il via la campagna di immunizzazione del personale alberghiero di costiera amalfitana, penisola sorrentina e Napoli, poi delle zone industriali e commerciali; infine sarà inaugurata una strategia di promozione della Campania a livello internazionale. Perché De Luca deve aver riletto Kavafis? Perché il suo chiodo fisso è non farsi scavalcare dalla Grecia, oltre che dalla Spagna: due Paesi che hanno scelto di immunizzare prioritariamente le rispettive località turistiche in modo tale da poter accogliere nuovamente vacanzieri da tutto il mondo già dalla prossima estate.
Sull’opportunità di riconoscere un canale preferenziale al turismo c’è poco da dire. Si tratta di un asset strategico per l’economia regionale visto che, prima della crisi scatenata dal Covid, produceva quasi il 15% del prodotto interno lordo. A sottolineare la necessità di immunizzare il personale delle imprese del settore dell’accoglienza era stato Costanzo Iaccarino, presidente campano di Federalberghi, che in più di un’occasione aveva indicato la strada a De Luca: vaccino a tutti gli operatori, poi una campagna di marketing per rafforzare l’appeal delle località turistiche.
Bene ha fatto, dunque, il governatore. Il suo discorso, però, è minato da una contraddizione. Pochi minuti prima di annunciare la somministrazione del siero anti-Covid al personale del settore turistico, De Luca aveva gonfiato il petto sottolineando come, in Campania, nessuna categoria abbia scavalcato gli operatori sanitari, gli anziani e i fragili nella campagna vaccinale. Ma davvero? E di cosa hanno (opportunamente) beneficiato forze dell’ordine, personale scolastico e (a breve) turistico se non di corsie preferenziali rispetto ad altri lavoratori? Delle due l’una, dunque.
Prima ipotesi: il governatore non ritiene utile la priorità riconosciuta a titolari e dipendenti delle strutture ricettive nella campagna vaccinale, ma in tal caso non si spiegherebbe l’adozione di un’iniziativa simile a quella strombazzata nel videomessaggio di ieri. Seconda ipotesi: De Luca ritiene indispensabile immunizzare gli operatori turistici in vista di un rilancio dell’economia che dovrà essere quanto più rapido possibile, ma allora non si comprende il motivo per il quale non abbia riconosciuto loro una priorità da qualche settimana, visto che sollecitazioni in tal senso gli sono arrivate già verso la fine del 2020.
Se quest’ultima fosse la soluzione, il presidente della Campania non sarebbe affatto l’alfiere di una «regione all’avanguardia», come ha ribadito ancora una volta ieri, ma risulterebbe già in forte ritardo rispetto alla Grecia. Perciò è bene che De Luca abbia riletto Kavafis, ma c’è da sperare che gli sia sfuggito il verso che recita «non affrettare il viaggio, fa’ che duri a lungo, per anni»: perché non solo il turismo, ma l’intera Campania, non possono più aspettare la fine dell’incubo Covid.
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