A 40 anni dal terremoto in Irpinia
“La ricetta per rilanciare le aree interne? Più sinergia tra i comuni”, parla Clelia Fusco (Formez)
«La Strategia nazionale per le aree interne (Snai) può rappresentare una svolta anche per i territori dell’Irpinia colpiti dal terremoto del 1980. A patto, però, che la collaborazione tra i Comuni coinvolti diventi sempre più stretta»: ne è convinta Clelia Fusco, responsabile per il Formez dell’area Nuovi assetti istituzionali della Snai. È proprio con l’obiettivo di rilanciare le aree interne che nel 2014, con Fabrizio Barca, già ministro della Coesione territoriale, prese il via la Snai.
Questa strategia mira a contrastare la marginalizzazione e i fenomeni di declino demografico propri delle aree interne del Paese, a cominciare da quelle colpite da catastrofi come il terremoto dell’Irpinia che, ormai 40 anni fa, contribuì a isolare ulteriormente località già ai margini dello sviluppo economico e sociale. Le aree interne sono quelle caratterizzate da una distanza di 45/70 minuti dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva) ma anche da una grande disponibilità di risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere). In Italia ci 72 le aree interne, rappresentano il 51,6% circa dei Comuni italiani (4.181) indicati come “periferici”, ospitano il 22,3% della popolazione italiana (pari a 13,3 milioni di abitanti) e occupano una porzione del territorio di poco inferiore al 60% della superficie complessiva. In Campania ce ne sono quattro: Vallo di Diano, alta Irpinia, Cilento interno e Tammaro Titerno dove la Snai sembra avviata sul giusto binario.
La strategia ha individuato nella collaborazione tra i Comuni la chiave per la buona riuscita dello sviluppo delle aree interne. Il pre-requisito per entrarne a far parte, infatti, è l’associazionismo. I Comuni devono prevedere uffici unici, intervenire sul sistema dei ruoli per riorganizzare i servizi comunali e lavorare non più come una piccola realtà isolata dal contesto. «Il requisito associativo è fondamentale – spiega Fusco – perché la Strategia mira a lavorare su un territorio che va oltre i confini comunali: le aree vengono considerate nel loro insieme e per lo sviluppo del territorio è necessario superare l’individualismo proprio dei piccoli enti locali». I Comuni che intendono partecipare alla Snai devono dimostrare di saper lavorare insieme attraverso la gestione associata di funzioni e servizi. Non sempre ci sono riusciti: molti sindaci si sono limitati a condividere funzioni come protezione civile e gestione del catasto e non hanno “spinto” la collaborazione al punto da gestire in forma associata settori cruciali come edilizia e trasporti. Eppure, per la Snai, Governo e Regioni hanno stanziato un miliardo e 300 milioni di euro. Oggi com’è la situazione delle aree interne? «La strategia funziona – spiega Fusco – Sono già state approvate 66 strategie e firmati 39 accordi di programma-quadro».
Dopo la selezione delle aree interne, la procedura che porta al finanziamento dei singoli progetti sul territorio si articola in due fasi principali: approvazione della Strategia d’area, da parte del Dipartimento per le politiche di coesione, e sottoscrizione dell’Accordo di programma-quadro, firmato dal Comune capofila dell’area, attraverso cui il Governo, le Regioni e i territori assumono gli impegni per l’attuazione degli obiettivi definiti nelle Strategie d’area ed erogano i finanziamenti. Il Governo ha previsto tre milioni di euro per ogni area, dopodiché saranno le Regioni a decidere come distribuire il resto dei fondi messi a disposizione.
E in Campania che cosa succede?. «L’alta Irpinia e il Vallo di Diano hanno già ottenuto l’approvazione della strategia e la sottoscrizione dell’accordo di programma-quadro. Anzi, la realizzazione dei progetti è già partita – fa sapere Fusco – Cilento interno e Tammaro Titerno, invece, hanno ricevuto l’ok per la strategia e aspettano l’accordo-quadro per dare il via ai lavori che, come per il resto del Paese, dovranno terminare nel 2022». L’alta Irpinia ha presentato progetti per lo sviluppo della sanità locale, mentre il Vallo di Diano ha concentrato il lavoro sul potenziamento della rete scolastica. La nostra regione è stata tra le prime a presentare le sue iniziative per lo sviluppo del territorio e dei servizi cittadini. «In Campania e nel resto del Paese – afferma Fusco – I risultati sono positivi. Certo, c’è la difficoltà di far collaborare i Comuni che storicamente sono abituati a lavorare singolarmente e quella di organizzare le amministrazioni dei centri più piccoli, spesso con poco personale. ma è proprio sull’associazionismo intercomunale che bisogna investire se si desidera che la Snai porti davvero al rilancio dell’Italia interna».
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