Tra marzo e aprile le imprese campane hanno accusato un calo del fatturato pari a quasi 28 miliardi di euro a causa degli effetti devastanti del lockdown. E quasi 50mila di loro rischiano di fallire entro settembre, lasciando senza lavoro 140mila persone, a meno che il governo non sospenda immediatamente il pagamento delle tasse e azzeri l’Iva per tutto il 2020. A lanciare l’sos è Confesercenti Campania che ha analizzato le performance delle imprese regionali nei primi sei mesi del 2020. Il consuntivo, manco a dirlo, è tutt’altro che rassicurante. I due mesi di lockdown imposti dal governo nazionale e da quello regionale per arginare la diffusione del Coronavirus hanno prodotto conseguenze negative al di là di ogni immaginazione.

Il crollo della domanda di beni e servizi ha messo in ginocchio gli imprenditori che, tra marzo e giugno, hanno registrato un calo del fatturato pari 27 miliardi e 800 milioni di euro: 15 e mezzo tra marzo e aprile, poco più di 12 dopo la graduale ripresa delle attività cominciata il 4 maggio scorso. Non vanno dimenticate le circa 20mila imprese che, dopo quella data, hanno scelto di non riaprire, vuoi perché devastate da una situazione economico-finanziaria ormai compromessa vuoi perché scoraggiate dalle misure imposte dal governo per assicurare il distanziamento sociale. Fatto sta che, tra quelle che hanno riaperto, circa 47mila imprese sembrano destinate alla chiusura nel giro di un paio di mesi. Con buona pace di 140mila lavoratori che, di qui a settembre, potrebbero trovarsi senza occupazione.

«Se questo sarà l’andamento dell’economia anche a luglio e ad agosto, la Campania dovrà affrontare un ulteriore tsunami economico – osserva Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania – Il momento è molto grave. Manca la domanda, gli esercenti sono al collasso. E non inganni la gente che si vede in giro: l’economia è ferma, le persone hanno pochi soldi in tasca. Penso a coloro che sono in cassa integrazione e hanno visto ridursi la mensilità e aumentare soltanto le incertezze per il proprio futuro. Tutto ciò ricade sugli imprenditori e di conseguenza sui lavoratori». I dati diffusi da Confesercenti sembrano in linea con quelli diramati pochi giorni fa da Bankitalia. Tra metà marzo e metà maggio, su un campione di 150 imprese in Campania (più di 2400 quelle a livello nazionale), è emerso che oltre la metà delle imprese campane ha accusato un calo del fatturato superiore al 30 per cento, quota destinata ad aumentare per le attività sospese a causa della pandemia.

E gli investimenti, che nel 2019 erano aumentati, caleranno nei prossimi mesi. I numeri, dunque, sono spietati. Ma come si esce da questa situazione? Secondo gli esercenti è indispensabile una drastica riduzione della pressione fiscale. «Le imprese campane hanno bisogno che lo Stato faccia un intervento serio e netto: bisogna abbassare, e in alcuni casi annullare del tutto, le tasse di qui alla fine dell’anno e che si azzeri l’Iva per tutto il 2020 – conclude Vincenzo Schiavo – Le nostre attività commerciali e i consumatori hanno bisogno di tempo per riprendersi. Bisogna intervenire subito. Il taglio significativo delle tasse è una misura necessaria per consentire alle aziende campane di sopravvivere a questa crisi post-Covid. Quello che serve è un piano triennale finalizzato all’abbassamento al 35 per cento della pressione fiscale. Sarebbe positivo anche perché, in questo modo, tutti pagherebbero le tasse».

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.