La riforma giustizia
“La riforma Cartabia consegna il Csm alle correnti”, intervista al giudice Andrea Reale
Riforma della giustizia e sciopero delle toghe. Il Riformista ne parla con Andrea Reale, giudice al tribunale di Ragusa e rappresentante di Articolo 101, il gruppo “anticorrenti”, all’interno dell’Associazione nazionale magistrati.
Il Parlamento alla fine ha deciso per il sorteggio. Però non è quello che volevate….
Assolutamente no. L’utilizzo del sorteggio dei collegi, invece che debellare la piaga che divora il governo autonomo della magistratura, la aggraverà. È un salto indietro, alla fine degli anni 90 del secolo scorso, ossia un ritorno al pieno splendore della correntocrazia. Assegnare ai collegi dei distretti più grandi forza trainante, unitamente a una legge elettorale di tipo maggioritario, vuol dire consegnare dolosamente il Consiglio superiore della magistratura allo strapotere dei gruppi associativi, che agiscono come veri partiti politici e che hanno snaturato la natura tecnica e il carattere imparziale di questo organo di rilevanza costituzionale.
La Lega ha fortemente voluto questo sorteggio dei distretti, un meccanismo che favorirà, è stato ricordato durante il dibattito in Commissione giustizia dall’onorevole Giusi Bartolozzi (Misto), magistrato, i gruppi progressisti, quelli più organizzati. Si tratterebbe delle correnti, utilizzando questa volta le parole di Matteo Salvini, maggiormente ‘politicizzate’. Non le pare un ‘autogol’ della Lega?
Sicuramente, è un controsenso rispetto alle intenzioni politiche tanto declamate. Soltanto recidendo il meccanismo di scelta dei componenti togati da parte delle segreterie dei gruppi mediante l’estrazione a sorte degli eleggibili si può ovviare alle storture del sistema. Mi faccia aggiungere una cosa.
Prego.
Dispiace davvero che il Presidente della Repubblica, che presiede anche il Csm, non abbia inteso, in questi mesi, dare seguito e ascolto a quelle decine di magistrati che dal tempo dell’esplosione di “Magistropoli” ne avevano chiesto un intervento risolutivo ed efficace e che avevano tentato di suggerire, dall’interno dell’Ordine giudiziario e dalla parte estranea alle logiche dell’appartenenza correntizia, l’unico modo (il sorteggio temperato degli eleggibili, appunto) per evitare ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Un magistrato senza l’appoggio delle correnti può pensare di eletto al Csm?
Impossibile. Il Csm sarà per altri decenni occupato abusivamente dai partiti dei magistrati, che ne intaccano terzietà e imparzialità. Davvero una debacle, che induce i magistrati estranei alle logiche correntizie e spartitorie a pregare che non sia mai tradotta in legge e che il presidente della Repubblica si rifiuti di promulgare un atto che evidenzia profili di palese illegittimità costituzionale, penso agli articoli 101, 107 e 108, solo per citare quelli di maggiore evidenza, e che si rivela del tutto in contrasto con gli scopi che lo avrebbero dovuto animare.
È favorevole allo sciopero? Il pm Nino Di Matteo ha detto che l’iniziativa potrebbe essere controproducente essendo la magistratura in grave crisi di credibilità.
Come rappresentanti del gruppo Articolo 101 dentro il Comitato direttivo dell’Anm avevamo chiesto di attivare le più forti azioni di dissenso sin dal mese di marzo scorso nel corso della riunione dell’ultimo comitato direttivo centrale. Siamo rimasti inascoltati. Oggi questa necessità parte dalla “base” dei magistrati, della quale siamo orgogliosi di fare da sempre parte, e non può che essere accolta con favore da chi, come noi, sostiene la massima partecipazione democratica degli iscritti all’attività associativa. Va perciò assecondata. L’importante che, dietro ad essa, non si nascondano proteste di mera facciata, specialmente ad opera dei gruppi correntizi rimasti inerti fino ad oggi, e che ad esse si accompagnino altre forme di reazione particolarmente efficaci, rivolte alle Istituzioni e alla cittadinanza, per dimostrare come questa riforma sia esiziale per l’autonomo esercizio della giurisdizione. Siamo tutti consapevoli della crisi di credibilità della magistratura, ma proprio per recuperare il terreno perso è nostro dovere evidenziare in tutte le forme possibili le criticità di una riforma che renderebbe i magistrati simili a burocrati, assoggettati non alla legge ma ai loro “direttivi”, all’autogoverno, al potere disciplinare monocratico e persino alle istruzioni ministeriali.
Chiaro. Vuole aggiungere qualcosa?
Sì. È a rischio l’indipendenza dei magistrati e abbiamo il dovere di manifestare il nostro disappunto. Sono certo che la società civile comprenderà e starà vicina a quei magistrati, la stragrande maggioranza, che sono estranei a logiche clientelari e di potere e che oggi sono i primi a ritenersi vittime del famigerato “Sistema” e che hanno voglia di fare sentire la loro voce.
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