Il revisionismo storico del presidente del Senato
La Russa riscrive la storia sull’attacco di via Rasella: “Partigiani uccisero musicisti pensionati, non nazisti”
Non solo difende le parole della premier Giorgia Meloni sull’eccidio della Fosse Ardeatine, con i 335 massacrati dai nazisti a Roma per presidente del Consiglio “perché italiani”, ma si allarga fino a compiere un atto di revisionismo storico.
Ignazio La Russa accende nuovamente le polemiche politiche sul fascismo, lui che anche da seconda carica dello Stato continua ad avere un rapporto “controverso”, per usare un eufemismo, col ventennio mussoliniano.
Il colonnello di Fratelli d’Italia, durante il podcast “Terraverso” di Libero Quotidiano, difende dunque la presidente del Consiglio per le parole utilizzate nell’anniversario della strage delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi ebrei, partigiani e antifascisti. Per La Russa quello alla premier è stato “un attacco pretestuoso” perché quando lei “dice ‘uccisi perché italiani’ sa benissimo che quegli italiani erano stati uccisi per rappresaglia per quello che avevano i partigiani a via Rasella. Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro. Se li deve raccchiudere in una sola parola, dice ‘perché italiani’. Non si può farne uno scandalo”.
Ma è parlando di via Rasella, ovvero dell’attacco condotto dai partigiani gappisti (dei Gruppi di Azione Patriottica, unità partigiane del Partito Comunista Italiano) il 23 marzo 1944 contro un reparto dell’undicesima Compagnia del terzo Battaglione del reggimento di polizia “Bozen”, forze di occupazione tedesca in gran parte composto da reclute altoatesine, che il presidente del Senato si lancia in una spericolata azione di revisionismo storico.
Per La Russa quella di via Rasella “è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”.
In quell’azione dei gappisti romani venendo uccisi 33 soldati tedeschi, l’indomani arriverà la rappresaglia tedesca consumata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 persone, tra cui 10 civili rastrellati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente l’attacco dei partigiani.
Il presidente del Senato anticipa anche le sicure polemiche sul 25 aprile, la festa della Liberazione che l’Anpi celebrerà nel quartiere romano della Garbatella.”Non sarà il primo che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica ma volevano un’Italia comunista, perché avevano il mito della Russia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione“, commenta La Russa.
Le parole del fedelissimo della Meloni hanno ovviamente scatenato un polverone. Osvaldo Napoli, in passato alleato nel centrodestra con lo stesso presidente del Senato e ora membro della segreteria di Azione, ricorda alla seconda carica dello Stato che “con sentenza del 7 agosto 2007 la Corte di Cassazione ha chiarito che i militari nazisti uccisi in via Rasella erano “soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e ‘Maschinenpistolen’ ” e non dei musicanti pensionati alto-atesini, come sostiene La Russa”, che secondo Napoli “insiste nell’operazione di voler riscrivere la storia, con grave danno per la credibilità dell’Italia e delle sue istituzioni delle quali, è bene ricordarlo, egli è espressione rilevante“.
Durissimo anche il commento di Arturo Scotto, deputato e coordinatore di Articolo 1, che definisce le parole di La Russa “un atto di revisionismo senza precedenti. Come dire: i partigiani se la sono un po’ cercata. La seconda carica dello Stato non può confondere le vittime con i carnefici. E sdoganare il punto di vista dei fascisti. Indegno e vigliacco”.
Di “parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre” parlava invece la segretaria del Pd Elly Schlein, mentre non si è fatta attendere neanche la replica dell’Anpi. Quelle di La Russa per l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sono parole “semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza“, dichiara Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi. “Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment – prosegue il numero uno dell’Anpi – erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani. L’attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani, fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea“, ribatte Pagliarulo. “Dopo la presidente del Consiglio, anche il presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane“, conclude Pagliarulo.
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