Avanti! della Domenica
La scalata della Meloni si scontra con opposizioni, sindacati e Confindustria
Prima Manovra economica da Presidente del Consiglio e prima alla Scala, questa settimana per Giorgia Meloni. Una bella scalata per la ex pasionaria delle sedi missine delle sconfinate borgate romane, che secondo FORBES è balzata al 7° posto delle donne più influenti del pianeta. Considerando anche che partiva dal 197.006.567° posto di pochi anni addietro! No, dicasi 197 milioni e spiccioli di posizioni, scalate in poco tempo. Una Presidente da Record.
Segno evidente che l’Italia in fondo (nonostante noialtri che non siamo mai contenti) ha un posto da protagonista nel mondo. Sarebbe bene, non lo perdesse. Visto che ci sono voluti 30 anni per risalire la china. L’abbiamo vista avvolta in abito Armani (moderatamente glam, con una sobria e residuale spruzzatina di effervescente nero/blu euro-scettico) sul palco reale in posizione quasi ancillare sia rispetto al Presidente Mattarella, che ancora una volta ha dominato la scena, sia ad una delle top seven mondiali, Ursula von der Leyen, in abito blu acceso nella tonalità invece euro-entusiasta.
Una Europa che si è già pronunciata non molto entusiasticamente però, delle prime mosse del Premier italiano, e della impostazione della Manovra in via di definizione (quasi 5000 emendamenti tra maggioranza e opposizione) senza contare le solite sparate dei suoi sottoposti (ci dovremo fare il callo) da Salvini che vuol fare il ponte sullo Stretto con i soldi UE, in zona notoriamente sismica; al sottosegretario Fazzolari che ha contro-criticato le critiche di Bankitalia alla legge finanziaria, non sapendo evidentemente la differenza che passa tra istituzioni pubbliche e private.
Se non altro, tra via libera alla circolazione di contante (tetto sceso dagli iniziali 10.000 a 5.000) e fluttuazione quotidiana della soglia minima dei pagamenti elettronici (60, 30, boh?) la reintroduzione dei voucher, flat-tax con tetto portato a 85.000 euro, il nuovo rinvio della “plastic e sugar tax” e molti miliardi dei 35 previsti impiegati (purtroppo, ma evidentemente anche qualsiasi altro governo si sarebbe trovato con questa patata bollente tra le mani, concediamole almeno un’attenuante…) per calmierare le spese energetiche di famiglie e imprese; la Meloni sta ricompattando opposizioni e sindacati, convinti (con ragione) che in questo modo si incentivi in realtà l’evasione fiscale e il precariato nel mondo del lavoro. Senza contare dei numerosi dubbi avanzati anche da Confindustria, che da questo governo evidentemente si sarebbe aspettato più unità di intenti.
Nessuna misura per il salario minimo garantito, patrimoniali nemmeno a parlarne, lotta alla Mafia mai sentita pronunciare, e c’è da capire in che modo, precisamente, verrà affrontato uno dei temi socialmente più caldi. Quello dell’abolizione del “Reddito di cittadinanza”. Fatte queste doverose osservazioni, ci uniamo alla solidarietà per Giorgia Meloni e la sua famiglia rispetto all’episodio di minacce di morte ricevute su Twitter da uno sconsiderato, che nonostante l’anonimato (il problema dei troll che utilizzano i social a fini politici, contro informativi e destabilizzanti è un tema serio da affrontare al più presto) è stato rapidamente individuato e assicurato alla giustizia.
Attenzione però anche a chi per fini politici aizza la piazza e sobilla i sentimenti di odio. Questo tipo di opposizione non solo non ci piace, ma va stoppata in maniera decisa. Non possiamo accettare che le modalità utilizzate in passato da chi ora siede sui banchi del governo, siano riproposte in chiave populista e qualunquista dall’ennesimo Masaniello che dopo il fugace passaggio da Palazzo Chigi, si ritrova oggi a fare l’agit-prop in tight.
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