Le condizioni di pace che la Russia di Putin e l’America di Trump vogliono imporre all’Ucraina sono barbare: manca soltanto Brenno che getti la sua spada sulla bilancia gridando “Guai ai vinti”. Ed è ciò che dovrebbe provocare scandalo. Nell’era ormai mitica che va dal 1946 fino al 2008, malgrado le tante guerre e guerriglie, era sicuro almeno un principio: che non sarebbe stato mai più consentito a uno Stato di invaderne un altro legittimo e sovrano per rapinargli terre e ricchezze.

La giustificazione di Putin…

Quel che accade oggi ci obbliga a tornare al 1939 quando il primo settembre e il 17 dello stesso mese, due armate alleate da un patto segreto, quella nazista e quella sovietica si spartirono a mano armata la Polonia, di cui il 51 per cento andò all’URSS e il 49 ad Hitler. L’invasione tedesca da cui datiamo l’inizio della Seconda guerra mondiale, oggi è considerata dal presidente russo del tutto giustificata. Lo ha detto durante le due ore e mezza di intervista con Tucker Carlson, giornalista iconico di Fox News. Dice Putin: “In un primo tempo Hitler e i polacchi si accordarono nel 1938 a Monaco per annettersi parti della Cecoslovacchia, ma quando Hitler chiese alla Polonia di restituirgli la città tedesca di Danzica, i polacchi rifiutarono costringendo Hitler ad invadere”. L’intervistatore sorrideva senza replicare, anzi annuendo.

Crimea e Donbass, Ucraina mutilata

E dunque Putin sta facendo la stessa cosa e con la stessa legittimazione di Hitler quando i polacchi lo obbligarono ad invadere. Non ha forse chiesto la Crimea e il Donbass perché russofoni così come Danzica parla tedesco? La nuova versione di Putin su chi ebbe la colpa di scatenare la guerra addossandola alla Polonia, ha provocato un polverone nelle televisioni americane ma non un fiato Italia. Ed appare del tutto naturale che oggi Donald Trump si allinei con Brenno e con Putin intimando all’Ucraina di accettare la propria mutilazione a favore dell’aggressore. Quando nel 1939 Hitler invase la Polonia, Parigi e Londra con riluttanza e nessuna voglia di combattere, furono costrette per gli impegni presi a dichiarare almeno formalmente guerra alla Germania ma senza sparare un colpo: fu chiamata la “drole de guerre”, la buffa guerra. Gli americani di Roosevelt chiarirono subito che non erano affari loro e tutti tranne l’Inghilterra, lasciarono fare. Ma chi si infuriò davvero furono i pacifisti che insorsero non contro Hitler l’invasore ma contro le potenze borghesi (la Francia) e imperialistiche (la Gran Bretagna).

L’elettorato americano, influenzato anche dagli immigrati nazisti del Midwest e dagli italiani fascisti di New York, marciò e manifestò contro le residue democrazie europee che, come disse Winston Churchill, dopo aver tentato di vendere l’onore in cambio della pace, ebbero sia la guerra che il disonore. Trump è uomo d’affari e va per le spicce: i russi gli hanno detto che vogliono, oltre la Crimea e tutti i territori occupati con la violenza, anche le maggiori centrali energetiche ucraine per rifornire i territori conquistati. La reazione di Trump è stata un nuovo attacco di furia contro Volodymyr Zelensky, il quale recalcitra perché gli americani non fanno che dar ragione ai russi e pretendere ricchezze minerarie ed eterno potere di sfruttamento. Ora, i russi l’hanno sempre fatto: sotto i Romanov, sotto Lenin prima di Stalin e con Krusciov e poi con Putin. La storia russa è una sequenza di fraterni interventi cingolati in tutti i Paesi confinanti anche se già dentro la “cortina di ferro” nella RDT comunista nel 1954, nell’Ungheria comunista nel 1956, nella Cecoslovacchia nel 1968, costringendo i polacchi a farsi un auto-colpo di Stato nel 1980, e poi dilagando in Afghanistan, in Siria, ma sempre cercando di far finta che l’alleanza nazi sovietica dal 1939 al 1941 non sia mai esistita.

Putin-Trump, il Gatto e la Volpe

Putin nel 2019 – nell’ottantesimo dell’invasione che causò la Seconda guerra mondiale, promulgò una legge per punire chiunque osasse ricordare la vergognosa alleanza e dando dei nazisti agli ucraini. E gli americani? Io ho il caro ricordo del soldato nero americano che a Roma nel 1944 in piazza Cairoli si sporse dalla torretta per regalarmi un dolce della sua razione militare e la gente ballava di gioia. Da allora abbiamo visto l’America come un Paese capace di errori raccontati dalla libera stampa, ma restando la patria delle battaglie per la libertà. Oggi abbiamo di fronte un’America del tutto indifferente alla linea rossa che separa la vittima dal carnefice, preparandosi con la Russia, come il Gatto e la Volpe di Pinocchio, a impiccare Zelensky nel campo dei miracoli e delle terre rare, un campo putrido di sangue, petrolio, affari e crimini fra gli applausi del partito putiniano.

Postilla: non esiste nei libri di Storia russi un evento chiamato “Seconda guerra mondiale”, ma soltanto una “Gloriosa guerra patriottica” combattuta dal popolo russo per ricacciare l’ex alleato tedesco a partire dal 22 giugno del 1941. Prima di quel giorno, ha spiegato Putin alla televisione americana, Hitler era in fondo un bravissimo ragazzo perché agì in Polonia così come avrebbe poi agito lui, lo zar russo ammirato dal quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti d’America.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.