Quando parliamo del procuratore facente funzione di capo della procura di Firenze, Luca Turco, noi del Riformista dobbiamo fare una premessa. Stiamo parlando del procuratore che ha con il direttore Matteo Renzi – e la sua famiglia – un lungo contenzioso. Turco ha chiesto l’arresto dei genitori di Renzi, arresto poi annullato dal tribunale del riesame. Turco ha indagato i genitori di Renzi, la sorella di Renzi, il cognato di Renzi, i colleghi parlamentari più vicini a Renzi, gli amici più stretti di Renzi, i finanziatori di Renzi. E naturalmente ha indagato anche Renzi, almeno due volte, persino per una conferenza ad Abu Dhabi poi ovviamente archiviando il tutto dopo venti mesi di indagine. Al momento in cui scriviamo sono oltre dieci i procedimenti diversi aperti da Turco sull’ex premier e per il momento siamo a zero condanne. Zero.

Ma noi ci occupiamo di Turco senza toccare le questioni legate al nostro direttore. Perché parlare sul Riformista della incredibile attenzione riservata al leader di Italia Viva sarebbe poco elegante.
Affrontiamo le due vicende dell’ultima settimana: il Mostro di Firenze e la sparizione della piccola Kata dall’ex hotel Astor. Si tratta di due vicende nelle quali la responsabilità dell’ufficio della procura di Firenze guidato pro tempore da Turco è talmente evidente da risultare imbarazzante.

Partiamo dalla prima. La vicenda degli otto duplici omicidi compiuti dal cd Mostro di Firenze fino a metà degli anni Ottanta ha trovato larga eco nei media di tutto il mondo. Gli avvocati di alcune delle vittime, rappresentati tra l’altro dall’avvocato Mazzeo del foro di Montecatini, hanno chiesto di accedere ad alcuni atti per compiere indagini difensive come consentito anche alle parti civili. Ma dopo numerose battaglie giudiziarie, il Procuratore Turco ha opposto il segreto, ignorando il fatto che il materiale su cui la procura di Firenze ha negato l’accesso alle famiglie delle vittime era già in possesso – chissà come, chissà perché – di alcuni giornalisti, tra i quali Stefano Brogioni, valido collega de “La Nazione” che ha pubblicato interi virgolettati del materiale negato (perché “segreto”) alle famiglie.

Nella vicenda mostro di Firenze/procura ci sono troppe cose che non tornano. Per questo l’avvocato Mazzeo ha deciso di chiedere a Nordio un’ispezione ministeriale. Trovate l’esposto integrale qui.

Nordio aveva già promosso un’ispezione ministeriale sull’attività della procura fiorentina intervenendo in un question time in Parlamento. Lo spunto era stato dato dalla decisione – invero clamorosa – del dottor Turco di non aderire alla ordinanza con cui la Corte di Cassazione aveva disposto la restituzione “senza trattenimento” del materiale sequestrato illegittimamente a Carrai nell’ambito della rocambolesca e sempre più inverosimile vicenda Open. Insomma la Cassazione aveva detto a Turco: hai sbagliato a prendere il telefonino di Carrai, è un atto illegittimo, restituiscilo e non trattenere niente del contenuto che hai estratto. E che ha fatto il procuratore fiorentino? Ha preso il materiale nel telefonino di Carrai e lo ha inviato al Copasir. Un atto talmente incredibile da apparire sovversivo come non può che essere l’atto di chi decide scientemente di non rispettare la pronuncia della Corte di Cassazione.

Non possiamo sapere a che punto sia l’approfondita indagine chiesta da Nordio: sappiamo che sono trascorsi diversi mesi e sarà interessante capire se e come il Ministro motiverà la non apertura del procedimento disciplinare. Perché si possono promettere tutte le riforme della giustizia del mondo, ma se un procuratore che sbaglia non paga mai, la credibilità dell’ufficio giudiziario da lui guidato è messa a dura prova.

Nel frattempo, dieci giorni fa un caso di cronaca ha colpito duramente la comunità fiorentina. Si tratta della scomparsa della piccola Kata, una bambina di cinque anni improvvisamente sparita dall’hotel occupato abusivamente in cui viveva con la sua famiglia nella totale illegalità. Il Comune aveva chiesto lo sgombero dell’occupazione nove mesi prima della sparizione di Kata. E otto mesi prima che un cittadino occupante abusivo della struttura volasse tecnicamente dalla finestra dopo uno scontro durissimo con altri occupanti. Può essere considerato normale nella città dell’Umanesimo tenere centinaia di persone nella totale illegalità e far finta di non vedere una situazione così grave che provoca tentati omicidi e sparizioni di minori? Ovviamente no.

Ma nonostante questo la Procura guidata da Turco, così solerte nell’arrestare settantenni incensurati per qualche decina di migliaia di euro di fatture false (tutte da provare peraltro), finge di non vedere – o non vede proprio, il che è quasi peggio – l’emergenza rappresentata dall’occupazione abusiva dell’ex Astor. E non solo lascia passare mesi prima di intervenire. Ma anche in presenza di un fatto enorme come la sparizione di una bambina di cinque anni lascia passare otto giorni prima di procedere allo sgombero dell’hotel. Ammettiamo pure che sia giustificabile (e non lo è) l’inerzia di nove mesi dalla prima denuncia.

Perché gli uomini e le donne di Turco non hanno firmato subito, il giorno stesso della sparizione, lo sgombero della struttura? Perché si è consentito di trascorrere una settimana senza intervenire rischiando di compromettere qualche pista o traccia utile per le indagini? Chi pagherà per tutto ciò? Ovviamente oggi la priorità è soltanto recuperare la piccola Kata sana e salva. Ma come potrà il Ministero giustificare l’azione tardiva della procura?

I flop di Luca Turco sono numerosi, dalla vicenda Menarini – Aleotti a quella Grandi Opere – Incalza ma quello che non è possibile giustificare è la reiterazione dell’errore. La vicenda del mostro di Firenze con la richiesta dell’avvocato Mazzeo di aprire una nuova ispezione ministeriale dimostra che la Procura del capoluogo toscano vive una fase di difficoltà inedita e complicatissima. In attesa di conoscere le determinazioni di Nordio e le relative scelte del CSM c’è solo da augurarsi che i tanti bravi magistrati, civili e penali, che lavorano nel Palazzo di Giustizia di Novoli non risentano delle scelte ideologiche di una minoranza dei Pm, minoranza di Pm che tuttavia monopolizza la scena fiorentina. Dove un tempo lavoravano i Vigna e i Chelazzi oggi pullulano ispezioni scandali e ritardi. Ci rimette la magistratura, ci rimettono i cittadini onesti. Ci rimette Firenze.