La riapertura delle scuole rimane una Babele dove ogni Regione va per conto suo. “Così è il caos”, commenta la Cgil, che si appella all’esecutivo: “Si assuma la responsabilità del rinvio”. L’ultimo provvedimento del Governo, approvato nella notte tra lunedì e martedì, posticipa la riapertura delle superiori da giovedì 7 a lunedì 11 gennaio, ma diverse Regioni posticipano ulteriormente. Tra le ultime a farlo ci sono Lazio e Liguria, che aspetteranno almeno tutta la prossima settimana prima di stabilire se far tornare in classe gli studenti delle superiori.
Ma ci sono regioni in cui il gran ritorno potrebbe slittare addirittura a febbraio: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Calabria. Anche il presidente della Regione Sardegna, Stefano Solinas, ha fatto sapere che le scuole dell’ultimo ciclo potrebbero ripartire l’uno febbraio (o in subordine il 15 gennaio), ma non ha ancora firmato un’ordinanza. Nelle università, invece, continueranno le attività a distanza.
Dalla Regione Lazio spiegano che il governatore Nicola Zingaretti, visto l’incremento dei contagi, fisserà al 18 gennaio l’apertura in presenza delle scuole superiori. La prossima settimana continuerà la didattica a distanza, parallelamente alla campagna ‘Scuolasicura’: i ragazzi dai 14 ai 18 anni senza ricetta medica e il personale scolastico con la prescrizione potranno effettuare gratuitamente un tampone rapido. Anche in Liguria il presidente Giovanni Toti mette a punto un’ordinanza per far slittare la riapertura degli istituti superiori di una settimana. Poi, dice, “in base al nuovo Dpcm decideremo cosa fare”.
Insomma, si vorrebbe una indicazione chiara dall’esecutivo, che l’ultima volta si è limitato a rinviare la riapertura, con un compromesso di corto respiro tra chi spinge per riaprire subito (M5S e Italia viva) e chi preferisce aspettare (Pd). Lo scontro si è riproposto venerdì sera, quando è emersa la delusione della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che si sarebbe sentita presa in giro per un rinvio che si dimostra continuo. “La politica e i partiti non c’entrano nulla – dice Zingaretti, segretario dem e governatore -. Quello che conta è la vita e la sicurezza delle persone, a cominciare dalla scuola”.
È chiaro che gli enti locali non vogliono rischiare: le superiori quindi lunedì riapriranno soltanto in Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Toscana. Liguria e Lazio, come detto, aspetteranno il 18 gennaio, così come avevano già deciso di fare Piemonte, Puglia e Molise. Il 25 toccherà a Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria e Campania. Si aspetterà sino a febbraio per le riaperture delle superiori in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Calabria e Basilicata, in Sicilia (che terrà a casa gli alunni degli ordini inferiori almeno sino al 16 gennaio) e in Sardegna. Per le scuole elementari e medie, in linea di massima, molti alunni sono rientrati giovedì 7.
Ma non è sempre così. La Puglia prevede la presenza facoltativa, comunque scoraggiata dal governatore Michele Emiliano (“Irresponsabile la didattica in presenza”, dice). In Calabria, invece, il governatore Nino Spirlì aveva imposto la Dad anche per le elementari. Alcuni genitori però hanno fatto ricorso al Tar, che ha bocciato il dimento. Ora Spirlì, a sua volta, farà ricorso al Consiglio di Stato.