Idee
La sfera pubblica di Jürgen Habermas: emozionale, costruttiva e critica. Il principio civile e morale che non dobbiamo dimenticare
Nel suo storico lavoro del 1962, “Storia e critica dell’opinione pubblica”, Jürgen Habermas formula il concetto di “sfera pubblica”, intendendo uno spazio in cui individui formalmente liberi dialogano razionalmente su argomenti di rilevanza collettiva, sottoponendo il loro giudizio, la loro proposta o la loro opinione al vaglio intersoggettivo. Il concetto si è evoluto nel tempo, con forme e modalità differenti a seconda dei contesti. Tuttavia la sfera pubblica resta, in termini molto generali, uno spazio discorsivo e relazionale in cui alcuni individui si incontrano, si informano, si relazionano l’un l’altro attraverso l’utilizzo di un linguaggio condiviso.
Il significato di sfera pubblica
In tal senso la sfera è pubblica perché sono pubblici gli argomenti di cui si discute (o diventano tali nel momento in cui se ne discute) e sono offerti a un pubblico, a un terzo che interviene, giudica anche, aiuta a valutare. Non si tratta quindi di un puro spazio delle opinioni, in cui tutti possono dire la loro senza produrre argomentazioni o proposte all’azione. Al suo interno prende forma un processo di comunicazione che forma opinioni e proposte critiche, costruttive, orientate alla risoluzione di un problema comune. Siamo di fronte a un concetto che funziona alla stregua di un principio civile e morale: definisce il diritto e il dovere dei cittadini di informarsi e discutere e, in tal modo, di controllare l’operato di chi detiene o gestisce il potere.
Detto questo, credo sia necessario tenere ben presente come la sfera pubblica si manifesti anche attraverso forme di un agire sociale non proprio irenico o caratterizzato esclusivamente da razionalità discorsiva la quale, da sola, è inadeguata a rendere conto della vita pubblica: oggi si ricorre spesso ad altri tipi di espressione per connettere il sociale al politico. A tal proposito l’analisi del rapporto tra emozioni e sfera pubblica porta a considerare un passaggio da quello che identificherei come senso emozionale vissuto a livello soggettivo (e quindi ancora indeterminato) a progetto determinato, razionale, articolato in significati condivisi al fine di mettere in atto azioni politico-sociali specifiche. Così i soggetti agenti nella sfera pubblica portano avanti un processo emozional-riflessivo (o vengono da esso avvolti, soltanto inizialmente in maniera emotiva e quindi inconscia) all’interno del quale mettono in pratica azioni di socializzazione e intersoggettività. È la sfera pubblica che permette loro di farlo. In un certo senso li obbliga, se si considera la necessità del dialogo argomentato e dei diversi strati di discorsi e azioni legati intersoggettivamente che si susseguono nel tempo.
La migliore strategia
Intesa in tale declinazione, ci troviamo di fronte a quella che definirei una “sfera pubblica emozionale”, all’interno della quale l’individuo non si configura più come un’unità animata unicamente da interessi privati e da esigenze di autoaffermazione bensì come un soggetto che – nella sua radicale vulnerabilità e nella consapevolezza dei suoi limiti – riconosce la sua costitutiva relazione con l’altro. Nel caso della collettività che si riunisce nella sfera pubblica, il soggetto diventa consapevole dei suoi limiti (ad esempio non è in grado di tutelare l’interesse comune da solo), riconosce la sua costitutiva relazione con l’altro (perché dell’altrui approvazione ha necessità per portare avanti la sua proposta all’azione), condivide valori comuni ed emozioni di solidarietà perché comune è l’obiettivo per cui la sfera pubblica in questione prende forma. Il soggetto agisce, riflette, condivide, scopre la sua identità nell’azione sociale, nel confronto tra le sue emozioni e quelli degli altri partecipanti, così come nel raffronto tra strategie discorsive differenti tese, però, al raggiungimento del medesimo obiettivo: la tutela di un interesse collettivo.
È un soggetto che, al fine di restare nella sfera pubblica e in essa agire e discutere, necessita di quel “puro riconoscimento” di hegeliana memoria, secondo il quale colui che chiede riconoscimento non può ottenerlo senza a sua volta riconoscere l’altro membro dell’interazione: è esattamente questo uno dei pregi della sfera pubblica emozionale, che dona valore e spessore ai partecipanti al discorso riconosciuti sia come esseri emozionali sia come esseri razionali. Il tutto nella creazione di un ambiente di rispetto reciproco o stima. Tale sentimento di stima mi sembra oggi fondamentale per costruire quella solidarietà intersoggettiva che rappresenta, nella sfera pubblica emozionale, il veicolo per la messa a punto della strategia migliore al fine di tutelare un interesse esistenziale comune e garantire il rispetto delle opinioni di tutti i partecipanti.
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